La Lituania è cattolicissima. Ma non è un cattolicesimo bigotto. Per intenderci, non è quello delle bigotte da chiesa o delle animatrici della messa, quelle con la chitarra che la rendono un po' un circo. Mi riesce più facile pensare alla loro forma di religiosità che alla nostra. In Lituania la religione è stata veramente un porto sicuro durante le varie occupazioni: la cosa bella è che era una religione collettiva, condivisa, non era il ripiegarsi in se, piangendo come Giobbe. Era il collante sociale, lo è ancora. I preti, i frati, quelli che agivano in segreto e nell'ombra durante il regime sovietico non erano altro dalla società: non erano insomma dei consolatori che si tenevano a distanza dai guai. No. Scendevano anche loro in piazza a manifestare e protestare, non erano vezzeggiati e coccolati dal Vaticano. Erano con la gente, per la gente.
Raramente ho visto questo atteggiamento, per lo meno dalle mie parti, dove i preti sono su un gradino superiore e se ne stanno lì a dispensare benedizioni e penitenze.
A Kaunas siamo finiti a dormire in un convento, dove ci hanno ospitati. Abbiamo anche visitato la chiesa del convento, che durante l'occupazione sovietica era stata adibita a palestra, stalla e poi deposito dei farmaci. Cadeva in pezzi e dentro era freddissima. Poi il frate che ce l'ha fatta visitare ci ha fatto un regalo: ci ha cantato un' Ave Maria a cappelli, lì, nella chiesa vuota. E per un attimo mi sono sentita portare su, come posso spiegarlo? Ero nella musica, salivo con le note... quando ha smesso di cantare mi veniva da piangere.
Il giorno dopo siamo andati alla collina delle croci. Su consiglio di più persone ci siamo andati all'alba, prima che aprissero le bancarelle o ci fosse altra gente.
La collina delle croci è una collina dove dai tempi del dominio zarista i Lituani vanno a piantare delle croci per chiedere grazie, dire preghiere, commemorare la gente sparita durante il regime sovietico, ringraziare delle piccole gioie della vita.
Ci sono croci di ogni dimensione e materiale. Era l'alba, tirava un'aria che pizzicava, in qualche sentiero c'era ancora del ghiaccio. Abbiamo vagato, ognuno per conto proprio, chi credeva e chi no. Chi voleva ha lasciato una croce. Arrivata alla cima della colina mi sono guardata attorno; ero tra gli ultimi, eri lì in cima da sola, vedevo i miei amici giù, che comparivano e riapparivano tra le croci. Ho pianto, ho lasciato la mia croce e non so neanche io cosa ho chiesto o se ho ringraziato. Se Dio esiste lo avrà saputo leggere lui il mio cuore. E poi, mentre stavo lì, un gatto mi passa tra le gambe, pigro, come se fosse annoiato dalla mia presenza. S'infila tra le croci e sparisce.
Che poi in Lituania i gatti hanno delle dimensioni impressionanti, roba che i gattoni di Roma a confronto sono dei micetti. Ce ne siamo resi conto la prima sera, quando camminando per strada ci siamo trovati davanti una specie di tigre bianca e nera.
-Ma quel gatto è grosso più di Midori!
Dice il saggio: quanto un gatto è più grosso di te nasconditi dietro AlexV e prega non ti scambi per un topo.
Midori
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