Ogni tanto mi fisso che mi devo educare. Nel senso che se sento per più giorni di fila un riferimento ad un determinato film o libro che ha fatto la storia, devo metterci le mani sopra, devo leggere, vedere e capire.
Porci con le ali, 1976, Radice e Ravera.
Scaricato ingloriosamente ed illegalmente.
Prima impressione: linguaggio diretto. Non si maschera dietro parafrasi o altro. Un libro che mia madre storcerebbe il naso e direbbe che non le è piaciuto, che non c'è bisogno di essere così volgari. Un libro che è stato scritto per la sua generazione. Per la sua e quella di baba. Sarà anche per questo che non mi è piaciuto tanto leggerlo, mi è sembrato di sbirciare dal buco della serratura, come quando Lucia insiste per sapere i nomi delle ragazze che baba ha avuto prima di mutti.
Se ci si pensa è un clima che quelli della mia generazione non conosceranno mai: i collettivi, le sedute di autocoscienza... Non che i miei abbiano avuto tute queste esperienze rivoluzionarie. La Puglia degli anni 70, un paesino della Puglia degli anni 70 non è certo la Roma degli stessi anni. Baba probabilmente aveva l'eskimo e dalle foto so che portava la barba. Mutti era troppo impegnata a lavorare e studiare per mantenere la famiglia per interessarsi alla condizione della donna nella società, blablabla.
Quindi, una volta assodato che non posso sovrapporre i miei genitori a Rocco ed Antonia, i due protagonisti, posso andare avanti.
Carne e sesso, quel sesso delle prime volte, indeciso, insicuro, ma con la voglia di esplorare l'altro fino a rivoltarlo da dentro a fuori. Poco parlare, tanto fare. A volte anche inverosimile. Mi scopro più reazionaria di questi adolescenti di quarant'anni fa, non per le pratiche, è per il farlo, no, ma per la mentalità, il pudore che ho immaginato proverei in determinate situazioni.
Non è stato quindi il sesso a colpirmi. Un po' l'ambientazione. Un po' la storia.
Tanto la lettera che Antonia scrive a Rocco, alla fine del libro. Perché scrivere una lettera è una cosa dannatamente intima, scriverla a mano, con tutte le cancellature, il peso della penna su una determinata parola, arrotondare le lettere, aggiungere una virgola, rileggere e cercare di spiegare, aggiungere un trattino unico per la doppia t, e poi mandare, non avere la garanzia che l'altro l'abbia letta o ricevuta, altro che facebook con visualizzato alle.
Ed in questa lettera che Antonia scrive a Rocco, ecco, mi ci sono rivista o voluta rivedere. Una lettera che la ricopierei, magari non tutta, non pari pari, ma i concetti fondamentali, quelli che si sa che valgono per ogni storia. E la ricopierei a mano, arrotondando tute le lettere.
Midori
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