Io ormai sono abituata a un altro tipo di giri, di comportamenti, di serate.
E poi cerco sempre il mio ex, se c'è, dov'è. Per fortuna, non c'è mai, e dopo una birra mi dimentico.
In realtà è uno straniamento che dura solo la prima serata di casa, quella che mi ributta nel mondo da cui sono venuta, e che mi fa capire perché me ne sono andata. E' una sensazione passeggera, così come è arrivata sparisce, e anche in fretta.
Mi faccio i miei soliti giri, un amaro al bancone del bar dal barista per cui ho un debole, e prendo atto che quelli che conosco sono sempre meno, o meglio, sono sempre gli stessi, mentre aumentano i nuovi, che poi tanto nuovi non sono, sono i bambini di ieri, quelli che quando la sera uscivo io rientravano a casa alle 10. E io adesso vado fuori non prima delle 10 e mezza.
Ma è il giusto scorrere del tempo e delle cose: in compenso, adesso c'è da socializzare con gli amici di Mario, e non è roba da poco inserirsi, anche solo di vista, in un gruppo già formato, con i suoi equilibri e le sue anomalie.
Però fa sempre un certo effetto (positivo) trovare qualcuno che conosca Blade Runner ed esser sfidata a chi ne sa di più -una sorta di gioco a trabocchetto, per vedere chi è l'alpha degno di parlarne, chi è l'esperto-. Ovviamente io, che in queste cose, per principio, non perdo mai (Midori ha ragione, sono troppo competitiva).
E così di punto in bianco penso agli androidi, se anche loro sognano pecore elettriche, e a che ne sarà di noi, del nostro futuro, delle nostre idee.
Ma a un androide non si può far niente, perché se ne strafregano
Alex V
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