Potrei smettere di fumare.
Potrei rinunciare ai carboidrati.
Potrei ricominciare a fare esercizio fisico.
Potrei fare tutto questo se solo non rischiassi di morire ogni volta che viene giù un tuono che fa tremare la scrivania.
Questo pensavo ieri, mentre una tempesta infuriava su Roma. Evidentemente il Superiore non ha gradito le dimissioni del suo sottoposto, e si è un attimino sfogato.
Io poi sono una cuor di Leone e sono stata tipo cane con le orecchie basse, seduta sul letto all'angolo del muro, avvolta in due plaid (onigiri style come direbbe AlexV). Che se poi la collera divina doveva colpire la Città terna, beh, per lo meno colpisse credenti e lasciasse stare gli agnostici e la gente di altre religioni. Ero anche pronta a procurarmi un agnello ed a segnare la soglia di casa col suo sangue. Ogni volta che mi trovo in una situazione in cui ho paura (di che poi? Insetti, tuoni), mi trovo a pensare quindi a tutti i fioretti che potrei fare una volta passato il pericolo. O che potrei non fare e rimpiangere di non aver fatto in un'altra situazione simile.
In quei momenti mi trovo anche a pensare un po' al passato. Capita, poi figuriamoci se si tende al melodramma come la sottoscritta. Così, ieri, mentre pensavo al cambiare, al fare fioretti purché quel terribile temporale passasse, ho ripensato ai miei quindici anni, all'estate dei miei quindici anni, al viaggio studio in Irlanda con l'Inpdap.
E mi sono ricordata di Lei.
Lei aveva un anno in meno di me. Ci siamo conosciute in aeroporto, i nostri si conoscevano ed hanno pensato di presentarci, così "non starete sole". E non lo siamo state.
La prima notte mi ha chiesto di dormire con me, c'era un temporale come quello di ieri, aveva paura. Ha cominciato a dormire con me ogni notte. Ed io la guardavo, non mi riusciva di dormire.
Lei era (ed è ancora, come so grazie a Facebook) bellissima. La guardavo dormire e non capivo che mi stavo prendendo una grossa cotta per lei. Quando l'ho capito sono rimasta abbastanza perplessa. E mi sono fatta un sacco di problemi. Su di me, su di lei, su me e lei, sul Bisteccaro che mi aspettava a casa. Sul fatto che mi piacesse una ragazza.
Tornate a casa continuammo a sentirci e vederci, fino a quando qualche mese dopo glielo dissi. E lei con molto aplomb deviò il discorso.
Forse di quell'esperienza la cosa che mi ha più ferito fu quel suo chiudere gli occhi davanti al mio espormi.
Da allora ogni tanto mi sono presa qualche cotta per qualche altra ragazza. Ma nessuna come lei.
Sarà che lei è stata la prima, quella che mi ha fatto realizzare che non importa il sesso della persona che ti riempie di gioia ed emozioni forti. C'era anche l'ansia della coperta, del dubbio, del "ma allora chi sono io".
Con il senno di poi non mi sarei fatta tante pippe mentali e so anche il momento in cui avrei dovuto baciarla, perché quel momento c'è stato.
Eravamo sui divani del cucinino, di notte, fuori coprifuoco, ad illuminarci solo un neon (che brutta luce fanno i neon). Lei si era alzata e si era venuta ad accoccolare vicino a me. Ci stavamo facendo i grattini. E ci fissavamo negli occhi, non so perché.
Avrei dovuto farlo in quel momento.
Poi ieri il temporale è passato. Mi sono alzata, ho ripreso i libri e ho studiato un altro po'.
Non ha senso piangere su quello che non è stato.
Specialmente dato che domani ho un esame.
Midori
Che post profondo, Midori... E' vero, sarà pure brutto avere dubbi su se stessi, ma è pur vero che non mi sono mai sentito tanto vivo, se non i momenti in cui ho avuto delle perplessità su me stesso: è nel momento in cui le superi che senti l'energia dentro di te, la voglia di vivere, di fare, di convincere gli altri, di cambiare persone e cose che ti vivono accanto; perché è allora che ti ricorderai di aver vissuto.
RispondiEliminaP. S. Anche tu all'estero con l'INPDAP? Sappi che hai un amico blogger che pure si è cimentato in queste cose;)
Andare all'estero con l'Inpdap è una tappa dell'adolescente italiano medio. :)
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