martedì 12 febbraio 2013

Qualcuno con cui correre

Per Midori è stato un libro fondamentale, quindi mi ha prestato la sua copia dedicata e autografata. Per ricambiare allora io le ho prestato Fuoco Amico, anche lì, copia dedicata e autografata.Però non ha sortito l'effetto sperato, in nessuna delle due.
Grossman è bravo, la storia c'è, eppure non riesco ad andare avanti, c'è come un macigno che mi pesa sullo stomaco ogni volta che apro il libro e cerco di leggere una pagina. E allora lo lascio lì sul comodino, e aspetto che venga un momento: ogni libro ha il suo momento.

Epperò in questi giorni mi è venuta voglia di andare a correre. Perché c'è stato un periodo, breve ma intenso, in cui io correvo, e correvo di brutto. E' stato prima di venire a Roma, di iniziare questa nuova vita, di conoscere Midori, Dude, il MioUomo e tutti gli altri. Ed è stato dopo la rottura con Lui, e con qualsiasi sport di squadra:  c'era il bisogno di disattivare la parola, solo musica nelle orecchie, un passo dopo l'altro.
Non so neanche com'è iniziata, e come ho imparato: a me correre non è mai piaciuto.
E prima di prendere il via ero una scarsona, mi fermavo a ogni giro di pista, camminavo, ansimavo, strascicavo i piedi, tra lo sgomento e lo sdegno generale di tutti i vecchi del camposcuola. 

Piccolo inciso: dalle mie parti,quando uno va per i sessanta e oltre, o non si muove dalla poltrona, oppure inizia a vivere per la maratona,o peggio, per la bicicletta da corsa, e quindi ti ritrovi due categorie di vecchi: una pasciuta e col naso rosso di vino, una invece che è tutta un fascio di nervi e tessuto muscolare incartapecorito. Checché ne dicano le statistiche, quelli che campano di più sono quelli che se ne stanno gioviali a tavola e non si fanno problemi di linea: sarai anche il nuovo Pantani, ma se continui a non rispettare gli stop e a passare col rosso al semaforo, prima o poi qualcuno ti prende.

Poi però ci ho preso gusto. Da un giorno all'altro, con una volontà di ferro. Correvo ogni giorno di più. E correvo da sola, perché è stato molto prima che la Orange diventasse una sacra vestale della palestra. Ma avrei corso da sola in ogni caso: stare ore su un tapis roulant mi mette tristezza e mi toglie la voglia, quella voglia di macinare ancora qualche isolato, prima di fare dietro front e tornare a casa, dai, su, ancora uno, vediamo cosa c'è dopo quel parco, oltre quella villa, verso l'infinito e oltre.
E' il bello dell'aria pungente della prima mattina, perché d'estate si corre tra le 6 e le 8, al massimo le 9, per evitare il fastidio dell'afa. E' il bello del caldo dentro e del freddo fuori, del tremore dei muscoli quando ti fermi davanti al cancello di casa.
E niente, non vedo l'ora di essere ad agosto per farlo di nuovo, ma magari fare anche uno stop al mare per un tuffo, e poi tornare a casa rinvigorita dalle due cose, la corsa e il nuoto, la testa libera di pensieri, e cominciare le attività.

L'ho detto al MioUomo stamattina, era entusiasta:
-Dai, che bello! Anche io devo andare a correre:dopo la sessione ci andiamo, a correre al parco! 
-Va bene, io ne ho proprio bisogno...
-Dai, andiamo a correre e mentre corriamo parliamo...
-MioUomo, l'unica voce che voglio sentire mentre corro è quella di Rachele Bastreghi che canta Cristina dall'ultimo album dei Baustelle
-Ma no dai! Chiacchieriamo, finisce che ci divertiamo pure.

Quello che il MioUomo non sa, è che con l'atleticità attuale anche solo parlare e camminare rapidi significa andare a morire spompati due passi più in là.

Ah! Quest'università ci rovinerà!

Alex V

1 commento:

  1. Ma quant'è bello correre. Te lo dice uno che ha praticato atletica a lungo... Ma questo già lo sai, dopo il post dei famosi "5 anni fa";)

    Quest'anno e mezzo all'estero mi ha dato tanto, ma mi ha levato anche un po' del mio essere sportivo... Quando torno a Roma riprenderò a correre, anche per conto mio, come fai tu. Perché la tristezza del tapisroulant è davvero infinita, come dici tu. L'unica cosa è che per andare al mare tocca arrivare fino a Ostia xD

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