La mia amica Orange esce con uno. Dice che la gente per strada li guarda sempre con curiosità, anche se non si sbaciucchiano mai in pubblico (la Orange non è proprio il tipo da smancerie); anche quando sono nei locali e ordinano qualcosa da bere, la cameriera si stupisce sempre un po'. Niente di eclatante, ma lei dice che percepisce qualcosa, e fa strano. Non brutto, strano.
Il fatto è che Mario è cinese. Cioè, Mario è di etnia cinese, ma è italiano. Italiano italiano, nel senso che è nato qua, ha cittadinanza italiana, domenica è andato a votare. Italiano nel senso che si sente italiano vero, parla pure dialetto meglio di me!
E dalla mia io so di sicuro il cinese meglio di lui.
Eppure, le persone si aspettano inconsciamente che "oldini uno spliz" pronunciando la "r" come una "l". Ci si fa tanto la bocca con la globalizzazione e tutto il resto, e poi la realtà dei fatti è che ancora a occhio riusciamo a distinguere chi è italiano da chi è tedesco o rumeno o russo o albanese. E a comportarci di conseguenza.
Se il nostro interlocutore ha pure un diverso colore di pelle, e beh, ma allora ti piace vincere facile.
Per quanto si possa guardare al futuro, l'italiano medio ancora vede se stesso come appartenente a una razza ben definita, proveniente da quel preciso bacino geografico e pool etnico. Una visione più anacronistica che non si può; non ho mai invidiato gli statunitensi, ma mi sembra che la maggior parte di loro sia riuscita a lasciarsi alle spalle il concetto di wasp (white anglo-saxon - ma io qui metterei straight- protestant) da almeno 50 anni. Ok, la Lega non aiuta,ma c'è una mentalità di fondo da cambiare.
La città da dove vengo non è grande, e io riesco quasi a vedere la faccia del barista medio di fronte a una coppia mista (potrei quasi dire che "la coppia di etnia mista è la nuova coppia gay", visto che, almeno da me, gli omosessuali non fanno più notizia da un pezzo!), oltretutto coppia in cui è lui a sembrare straniero (ché se fosse stata lei con l'occhio a mandorla, vabbè, allora è il ragazzo che ha gusti esotici...)
Mario parla italiano, pensa italiano, ha vissuto solo in Italia, e tale si sente, eppure ancora si fatica a pensarlo così, italiano, solo perché non riusciamo a discernere l'appartenenza a un popolo dalla semplice appartenenza a un'etnia.
E' abitudine, ma è anche che purtroppo spesso il pensiero non riesce a stare dietro all'innovazione. E pensare che io dopo un'ora e mezzo d'aereo mi trovavo a Istanbul!
Genetica e politica: ciò che è servito per unire, adesso divide.
Ci sono minoranze etniche perfettamente integrate che si considerano italiane, e nient'altro. E voglio credere che l'eccezione non siano loro, ma la controparte, il gruppo ancora legato alle origini, e che magari non è nemmeno interessato a diventarlo, italiano.
Voglio credere che la nostra generazione sia pronta al salto: sia matura e acculturata abbastanza da aprire i propri orizzonti al bene di una sana e culturalmente avanzata globalizzazione.
Voglio credere che tutto il mondo è paese, nel senso che in ogni posto in cui vai puoi trovare gente di tutti i colori e di tutti i pensieri che fa colazione al bar.
La mia amica Orange non è una pioniera, come ama definirsi: è solo l'incarnazione pratica di un processo non può posticipabile, una cosa che, una volta tanto, può solo arricchirci, in tutti i sensi.
Oggigiorno aggiornarsi, non solo con i programmi internet, ma anche con il modo di vedere le cose e il mondo, è l'unica opportunità per andare avanti. Serve dinamismo e elasticità.
Chi si ferma è perduto.
Alex V
Guarda qualche settimana fa,un'amica di una mia amica, ci raccontava di avere un amico di colore che le chiede di andare con lui per negozi. Questo perchè quando va da solo, senza una "bianca" che l'accompagni, spesso inventano scuse per non fargli provare vestiti e scarpe. Io queste persone le obbligherei in massa a frequentare un corso di multiculturalità preferibilmente con insegnanti stranieri, così magari riusciamo a sconfiggere questa brutta bestia che è l'ignoranza!!!
RispondiEliminal'Italia é ancora quel paese in cui al tg si specifica se l'assassino di turno é extracomunitario o no, come se cambiasse qualcosa, e l'italiano medio é quello che si meraviglia che Balotelli sia italiano. ne dobbiamo fare di strada..(per non dire l'odio che sprizzo da tutti i pori quando sento quei discorsi del tipo "non mando mio figlio alla scuola pubblica perché ci sono gli extracomunitari!" quanti schiaffi..)
RispondiEliminaIl problema è che la società non ci cresce con la concezione che il colore della pelle o il taglio degli occhi siano aspetti secondari, ma bensì elementi con cui facilmente etichettare chiunque. Però io spero che le cose stiano cambiando. Adesso i bimbi a scuola hanno compagni di culture diverse in classe e allora, un domani, vedere un ragazzo di aspetto cinese che parla perfettamente l'italiano non sarà più strano, ma la beata, serena e pacifica normalità...
RispondiElimina@LoveIs: O_O ora ho paura.
Elimina@Amarillys: di solito l'assassino di turno è sempre un extracomunitario, almeno per i primi due giorni: poi si scopre che era il conoscente rispettabile e con una bella macchina
@la mirta: esatto!
Alex V
Che bel post... lo condivido tutto :)
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