lunedì 25 febbraio 2013

A me parlare di politica non piace. 
Non per chissà quali motivi, è che a volte trovo il discorso inutile. 
Per questo quando Watusso, Orso ed il Sannita attaccano a parlare, per ore e ore, io semplicemente mi metto lì ed ascolto.  Un po' perché penso sempre di essere meno informata degli altri. Tipo, non avendo la televisione e essendo invece l'orgogliosa proprietaria di una rete internet da schifo, so chi siano i politici, ma le facies di solito mi sfuggono. E ovviamente Ballarò &co. non li vedo. Io leggo ed ascolto gli sproloqui altrui. Non sono proprio la cittadina ideale. 

Fatto sta che ora c'è un attimino un problema.
Passi Grillo con l'antipolitica...la capisco la gente che è stanca, etc. etc.
Passi Monti, che era serio e poi è andato ad adottare cani in televisione...
Passi Bersani che ha fatto una campagna elettorale a perdere...
Passi Giannino, che in realtà non è passato ed è meglio tacere...

Ma Berlusconi?
Berlusconi, DI NUOVO?



«Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori»
e per un buon 30% di coglioni.

Che poi io l'ho sempre detto che vivere in Australia deve essere meraviglioso.
Meglio i ragni giganti che Berlusconi.

                                                                                                                Midori


Italia sì, Italia no

La mia amica Orange esce con uno. Dice che la gente per strada li guarda sempre con curiosità, anche se non si sbaciucchiano mai in pubblico (la Orange non è proprio il tipo da smancerie); anche quando sono nei locali e ordinano qualcosa da bere, la cameriera si stupisce sempre un po'. Niente di eclatante, ma lei dice che percepisce qualcosa, e fa strano. Non brutto, strano.
Il fatto è che Mario è cinese. Cioè, Mario è di etnia cinese, ma è italiano. Italiano italiano, nel senso che è nato qua, ha cittadinanza italiana, domenica è andato a votare. Italiano nel senso che si sente italiano vero, parla pure dialetto meglio di me! 
E dalla mia io so di sicuro il cinese meglio di lui.
Eppure, le persone si aspettano inconsciamente che "oldini uno spliz" pronunciando la "r" come una "l". Ci si fa tanto la bocca con la globalizzazione e tutto il resto, e poi la realtà dei fatti è che ancora  a occhio riusciamo a distinguere chi è italiano da chi è tedesco o rumeno o russo o albanese. E a comportarci di conseguenza. 

Se il nostro interlocutore ha pure un diverso colore di pelle, e beh, ma allora ti piace vincere facile.
Per quanto si possa guardare al futuro, l'italiano medio ancora vede se stesso come appartenente a una razza ben definita, proveniente da quel preciso bacino geografico e pool etnico. Una visione più anacronistica che non si può; non ho mai invidiato gli statunitensi, ma mi sembra che la maggior parte di loro sia riuscita a lasciarsi alle spalle il concetto di wasp (white anglo-saxon - ma io qui metterei straight- protestant) da almeno 50 anni. Ok, la Lega non aiuta,ma c'è una mentalità di fondo da cambiare.
La città da dove vengo non è grande, e io riesco quasi a vedere la faccia del barista medio di fronte a una coppia mista (potrei quasi dire che "la coppia di etnia mista è la nuova coppia gay", visto che, almeno da me, gli omosessuali non fanno più notizia da un pezzo!), oltretutto coppia in cui è lui a sembrare straniero (ché se fosse stata lei con l'occhio a mandorla, vabbè, allora è il ragazzo che ha gusti esotici...)
Mario parla italiano, pensa italiano, ha vissuto solo in Italia, e tale si sente, eppure ancora si fatica a pensarlo così, italiano, solo perché non riusciamo a discernere l'appartenenza a un popolo dalla semplice appartenenza a un'etnia. 
E' abitudine, ma è anche che purtroppo spesso il pensiero non riesce a stare dietro all'innovazione. E pensare che io dopo un'ora e mezzo d'aereo mi trovavo a Istanbul!
Genetica e politica: ciò che è servito per unire, adesso divide. 
Ci sono minoranze etniche perfettamente integrate che si considerano italiane, e nient'altro. E voglio credere che l'eccezione non siano loro, ma la controparte, il gruppo ancora legato alle origini, e che magari non è nemmeno interessato a diventarlo, italiano.
Voglio credere che la nostra generazione sia pronta al salto: sia matura e acculturata abbastanza da aprire i propri orizzonti al bene di una sana e culturalmente avanzata globalizzazione. 
Voglio credere che tutto il mondo è paese, nel senso che in ogni posto in cui vai puoi trovare gente di tutti i colori e di tutti i pensieri che fa colazione al bar.
La mia amica Orange non è una pioniera, come ama definirsi: è solo l'incarnazione pratica di un processo non può posticipabile, una cosa che, una volta tanto, può solo arricchirci, in tutti i sensi.
Oggigiorno aggiornarsi, non solo con i programmi internet, ma anche con il modo di vedere le cose e il mondo, è l'unica opportunità per andare avanti. Serve dinamismo e elasticità.
Chi si ferma è perduto.

Alex V

Ritorno

Piove acqua mista neve, il mio umore è nero e a casa a Roma non mi aspetta nessuno.

Eppure devo tornare.

Questa andata-ritorno è stata più che altro una sfacchinata: poco tempo per vedere tutti come si deve,per conoscere i nuovi, per salutare i vecchi, per studiare come si deve.
E' stata come vivere una lunga giornata di 36 ore: alla fine riesci a fare tutto, vero, però arrivi la sera che sei spompato.

Queste sono state il mio primo voto alle elezioni politiche, ed è stato un voto sofferto, senza gioia, una cosa che si fa spinti dal dovere più che dal piacere. Ho fatto quel che c'era da fare. 

La gente su fb intanto scrive del senso civico e dell'importanza del voto e di votare questo ma non quest'altro, se rivince il Berlusca io me ne vado da questo paese, Grillo ridicolo, Abbasso la Lega e tutti i suoi Fratelli, Fare per fermare Giannino, Monti Ragioniere e compagnia.

Io gli tirerei un colpo in testa, a tutti questi so tutto io e devo condividerlo su fb. Perché mi devi smaciullare gli zebedei su quanto le tue idee siano giuste e quelle degli altri sbagliate?
Ma non lo sai che il sale della democrazia è che ognuno può esprimere le sue idee liberamente, e poi un altro può istaurare un dibattito costruttivo sul perché non le condivide?
Scemo chi non vota Pincopallo.
Il bello della democrazia è che lo puoi dire, anche 100 volte, e scriverlo a caratteri cubitali ovunque. Ma bada bene, che se tutti dovessero essere per forza d'accordo con te, come vorresti, allora rassomiglierebbe di più a una dittatura.
Se davvero hai tutte queste idee e queste opinioni che proprio non puoi stare zitto, ma allora apriti un blog, che poi magari davvero tra dieci anni ci finisci tu a fare il Grillo della situazione (Grillo che tanto stai attaccando e disprezzando).

Ma insomma!

Meno male che poi si arriva, e Dude ti offre una pizza. 

Alex V

domenica 24 febbraio 2013

Durrenmatt e politica italiana

E' appena iniziato il lontano 2009 quando un'anonima compagnia teatrale di provincia decide di portare sulla scena "Il processo per l'ombra dell'asino", originariamente scritto in forma di radiodramma da Durrenmatt. La storia, scritta nell'ancor più lontani anni '60, è semplice: un ricco (dentista), un povero (asinaio), alcune miglia da percorrere tra Abdera e Megara su un asino giustappunto noleggiato. E' la diatriba sull'ombra della povera bestia: se il dentista l'ha sfruttata per ripararsi dal sole, deve pagare all'asinaio un surplus oppure no? Ma questa è materia per avvocati, e il processo, come ogni processo, inizia e va avanti senza esclusioni di colpi, corrompendo e coinvolgendo per mezzo di soubrette da 4 soldi politici e alte sfere religiose, nonché partiti e partitini di ogni sorta. E marinai senza scrupoli né controllo. Le parcelle sono peggio di 10 salassi di fila, e intanto la sentenza va avanti per le lunghe...
Si è mai osato beffare a tal punto l'innocenza, la virtù, la miseria, il  buon senso, la retta intuizione del giusto o dell'ingiusto?..
 E' Polifono che parla, avvocato difensore dell'asinaio
...per quale svergognato motivo Milzia ha osato farsi beffa della giustizia, dell'opinione pubblica, dell'eroica storia della nostra città, dei nostri più alti ideali?
Io domando: Milzia, discendente di un'antica casata, perché, rispondimi, ieri è venuta a farti visita fra le undici e l'una di notte, Cloe, la moglie del dentista Strutione?

Quello che l'anonimo gruppo di arzilli teatranti liceali ancora non sa,quando legge questa serie di battute, è lo scandalo che sta per travolgere, di lì a pochi mesi, il presidente del consiglio di carica: è l'anno della prima papi-girl. E' la prima crepa ben evidente di un modo di fare politica (ma non solo) che ha caratterizzato l'Italia per quasi 20 anni, spendendo, spandendo, ridendo e facendo i proprio porci comodi. Mandando alle ortiche l'idea stessa di ideale e morale, senza che sfiori l'idea che possa esistere qualcosa oltre i soldi e il potere.
Nel radiodramma in effetti basterebbe sostituire un paio di nomi...
Era il 1958: che Durrenmatt, da genio qual era, avesse previsto già tutto? Se così fosse, altro che Nostradamus!

Così ci sono le elezioni, si va a votare,altri soldi che se ne vanno, soldi pubblici, gran confusione, promesse e menzogne. In questo clima di disillusione generale io sono salita a casa apposta, perché mi scoccia fare la gnorri come se non fossi coinvolta. Magari avessi il privilegio di non essere coinvolta!
E così, per quel che vale, vado a dare il mio contributo anche io, con la storia dell'ombra dell'asino che mi gira e mi rigira in testa.

Perché i due contendenti, il dentista Strutione e l'asinaio Antrace, hanno diviso la città in due grandi fazioni, e si sono ritrovati più poveri di prima e con un pugno di mosche in mano, per dar retta a banchieri, avvocati, vati e pirati. 
Ma alla fine, quello che ci rimette è sempre l'asino.

Becco e bastonato.

Alex V

sabato 23 febbraio 2013

Andata

Si parte, si torna a casa. Queste elezioni politiche, con il 70% sui biglietti del treno, sono state proprio una manna. Lo sarebbero state ancor di più se fossero cadute la settimana prossima, chè io ancora ho degli esami da fare, ma insomma, ci accontentiamo.
In una Termini incredibilmente semi-deserta (per quanto possa essere semi-deserta Termini), mi sono regalata prima di partire una giacchetta arancione, e poi più nulla, per preparare lo stomaco ai piatti di mammà che mi aspettano al di là dei confini del Lazio (parecchio al di là del Lazio, a dire la verità).
Treno semivuoto anch'esso (boh, si vede che o non va a votare nessuno o son tutti partiti molto prima), libro bellissimo a tenermi compagnia (appena iniziato e già quasi finito: grazie Midori, è "Tentazione", di quell'ungherese eccezionale), i baustelle nelle orecchie, vengo colpita da un'incredibile sensazione di già visto a vedere il ragazzo davanti a me, con quella faccia pulita, il golfino pastello, e quell'odore di acqua di colonia misto a familiarità. Non era nessuno che conosco, poi, ma mi è venuta in mente la mia ultima conquista prima di venirmene a Roma a fare la fuorisede. Mia madre dice che l'Amaryllis che mi regalò ancora fiorisce a primavera.

-Allora, tutto bene?
-mmm...sì, ho due esami settimana prossima, ma mi sento preparata
-Il tuo uomo? Ha gli esami?
-No, si laurea la settimana prossima
-Già, è vero...e Midori e Amando?
-Loro tutto bene, Amando ha finito, Midori ha esami, come me
-E quell'altro ingegnere, Dude?
-Lui si lamenta ma va avanti
-E invece quell'altro di Milano? 
-Lui non lo sento più
-Ah, ma non stava in apprendistato in quello studio
-Sì ma ha smesso a settembre, non lo pagavano
-Eh, io glielo avevo detto: o ti sposi con la figlia del capo, oppure ti sfruttano e basta...oddio che neanche così hai più le garanzie di una volta...
-Eh sì, babbo, e poi t'immagini com'è peso il Ricciolo da sopportare? 


Poi cena e partitone a Risiko con Crozza in tv. 







Casa è casa.



Che ti alzi la mattina e la mamma ha fatto le brioche (chè qui i cornettari non esistono).

Alex V

venerdì 22 febbraio 2013

Messaggi di gioia

Oggi sono tornata alla casa natia per votare.
Nel pomeriggio, installata in stanzetta, ricevo il seguente messaggio:
Mentre ieri sera alle 23 allattavo, e si ho detto bene, davo il biberon all'ultimo arrivato dei figli delle mie amiche, ho avuto un flash di noi sulla veranda col tea delle 17.00, vestite a modino, circondate da libri e gatti a parlare del prossimo evento mondano, con le tette ancora su. Sarai una splendida cinquantenne, sappilo. Buon ritorno.

Zzia c'è.

                                                                 Midori

Poveri miserabili

Io e il MioUomo alla fine abbiamo visto Les Miserables.
Ecco, per riuscire a parlarne anche solo vagamente obiettivamente, ho provato a far passare un po' di tempo per far sbollire l'irritazione maturata durante la visione. Ma non è servita a niente, quindi adesso darò libero sfogo ai miei pensieri. 

Ora, io vengo da un'infanzia e un'adolescenza segnata profondamente dai libri di Hugo...e dalla miniserie televisiva con Gerard Depardieu e John Malkovich, che, per l'occasione, mi sono pure rivista.
E alla luce di tutto questo, posso dire solo una cosa: Victor Hugo dopo quell'americanata di film si sta rigirando nella tomba gridando "Perché? Perché a me!? Perché al mio libro più famoso! Perché non a Manzoni, che invece gli hanno fatto un musical con i controcazzi figo!" (visto l'anno scorso, davvero bello). Che dire, caro Victor? T'era già andata di lusso una volta, con Notre-Dame de Paris (musical visto due volte, dal vivo e in tv). Fare il bis con I Miserabili era chiedere troppo. Anche perché qui ci va di mezzo la politica... ma andiamo con ordine.

Per la cronaca, dovrei citare una terza trasposizione cinematografica, sempre americana, della storia: il film del 1998 con Liam Neeson e Uma Thurman, ma soprassiederò. Come si dice, stendiamo un velo pietoso.


                   Occhio, lo spoiler da questo punto in poi è dietro l'angolo.

Insomma, uno si siede, passano i titoli d'inizio e il MioUomo già mi sussurra tra lo spaesato e lo sgomento: "Ma...ma...MA SEMBRA UN VIDEOGIOCO!". Già, la scenografia fa paura. Ma poi inizia il vero strazio, e Giove sa che non finirà prima di 3 ore: il canto.
Io amo i musical, mi piacciono un sacco. Ma ogni tanto intervallatele due canzoni con qualche parolina senza accompagnamento! 

Acciderbolina!
Tra l'altro canzoni d'un moscio ma così moscio che Sanremo in confronto sembra un grande manifestazione rock...per carità, Hugh Jackman, la Hatway e compagnia bella bravi eh, solo che tanto per me Javert è Malkovich, e poi da un momento all'altro m'aspettavo di veder spuntare Depardieu che riprendesse il suo ruolo principe (insieme a Edmond Dantes, sia ben chiaro).
Il regista mi deve anche spiegare il perché di quelle inquadrature senza senso, e se proprio vogliamo far finta che questi tecnicismi di poco conto (di poco conto?) non c'interessino, almeno mi deve dire COSA CI FACEVA UN NERO VESTITO DA DAMERINO NELLA PARIGI DELL'800? Cos'è quello? Un omaggio a Django?
Più il film va avanti e meno mi convince: la Hatway che per trovare i soldi per la piccola Cosette prima si fa tagliare i capelli, poi i denti e poi, solo all'ultimo, stremata, si prostituisce. Ma cosa sei, demente? Ma chi ti si scopa senza capelli e senza denti? 
La piccola Cosette invece è inquietante. Davvero, quella bambina fa paura.
All'improvviso, un barlume di speranza: i coniugi Thenardier. Borat e Bellatrix Lestrange fanno la loro porca figura, e si confermano come i personaggi migliori del film. Non siamo neanche a metà e già spero che la storia venga totalmente travisata (tanto ormai, a questo punto) e che vincano loro.

Invece mi toccano altre due ore di strazio in cui mi tocca vedere una gnocchissima Eponine surclassata da un ciospo insipido biondiccio di nome Cosetta (però, è azzeccato da un certo punto di vista...) nella gara per vincere il cuore di un ragazzetto sfigatello lentigginoso di nome Marius. Ora, già nella miniserie non è che Marius ci facesse proprio la figura di quello che a colazione mangia pane e volpe, e infatti era difficile peggiorare...MA CE L'HANNO FATTA!
E' proprio vero, dagli americani ci si può aspettare di tutto.
Senza contare che è pure un politico impegnato sul fronte della libertè, egualitè, fraterntè...sì, insomma, quella roba lì. Ma quando mai?
Cioè, non che non vada alle barricate, ma è talmente sveglio che ai primi colpi di mortaio sviene e si fa tutte le fogne di Parigi in braccio a Valjean (e anche qui: Gerard, ti prego, dove sei?). 
Parentesi: le fogne di Parigi.
Hugo ci mette più di 100 pagine per descrivere quelle autostrade fetenti e sotterranee, e tu americano che mi combini? Un cunicolo che al confronto la tana di un topo è una reggia.
Ma comunque.

Poi non mi ricordo: seguono scene inutili, senza pathos e melense, che poi è il peggio del peggio. Ancora spero che i Thenardier vincano ma so che rimarrò delusa. 

Finalmente tra uno sbadiglio e l'altro arriva il gran finale: la morte libera tutti (è proprio il caso di dirlo).
Finalmente Valjean muore e *rullo di tamburi* *squillo di trombe* quale morte migliore se non il rivivere l'atmosfera delle barricate?
Tra l'altro, compare pure lo spettro di Hatway-Fantine, che ormai quella l'abbiamo pagata, che, non la sfrutti fino in fondo?

In sintesi, Hugo vi direbbe che non avete capito niente, avete combinato un'emerita conneries, e vi va pure bene che in francese coglionata è una parola così carina.
Io non mi ricordo a quanti Oscar è candidato, ma al di là della bravura nel canto e nella recitazione (cosa che sicuramente c'è) questo film vale meno di un'emerita cippa.
Mi hanno detto che era ripreso uguale uguale dal musical di Broadway: in questo caso, ho solo un'ultima cosa da aggiungere:
Poveri Miserabili!

Alex V



giovedì 21 febbraio 2013

Flash di un concerto

Non sentivo più il naso, le mani o le estremità in genere. La voce era completamente andata, la schiena bloccata. Ma siamo rimasti lì, fino alla fine, All'uscita artisti. Con Bianconi che ha fatto il fugone tattico dal retro e Rachele e Claudio che si sono infilati rapidissimamente nel ristorante a fianco. Ma noi siamo rimasti.
E ci siamo fatti la foto con loro due. Che scroccavano sigarette come se non ci fosse un domani.
Che ci avevano regalato due ore meravigliose.
Il primo concerto tutti e tre insieme.
E poi l'Auditorium è l'Auditorium, bello, figo. Noi avevamo i posti in piccionaia, ultima fila. 
-Ma Rachele ha una gonna rossa lunga! Meravigliosa!
-Che fregna.
-Indubbiamente la gonna è di Zara, la volevo comprare anche io.

                                                             Midori



mercoledì 20 febbraio 2013

Sanremo è Sanremo anche quando è finito

Non avendo la tv, non ho seguito la diretta di Sanremo. Ma ho seguito lo streaming (a pezzi e bocconi), i video su youtube, e sopratutto la critica di Raffy e Doctor Ci, in modo da essere sempre aggiornata sulle tendenze del momento.
In particolare, mi sono indirizzata all'ascolto SOLO dei pezzi e dei cantanti che potevano piacermi, quindi scartando Malika AyanE (la voglio ricordare sempre così, come quando cantava "Come foglie"), zompando i Modà (mi basta quella del palazzo di fronte che quando fa le pulizie li mette a tutto volume, seguiti da Eros Ramazzotti), rimanendo delusa dai Marta sui Tubi (che peccato, li avevo pure visti in concerto due estati fa) e compagnia bella.
In sintesi, causa mancanza di tempo (oh, sono pur sempre in sessione), ho ottimizzato ascoltando Cristicchi, che mi piaceva di più quando cantava di pazzi o stalkerava Biagio Antonacci, e venendo letteralmente assorbita dalle canzoni di Max Gazzé.
Ho ascoltato anche le due vincitrici, Chiara che cantava un testo di Francesco Bianconi (ok, l'ho ascoltata essenzialmente per questo, senza nulla togliere alla sua bravura), e Marco Mengoni, che come cantante a me tutto sommato piace, anche se urla e gorgheggia un po', però la sua canzone era davvero melensa. Eh sì, Sanremo è proprio Sanremo.

Poi c'è la questione della canzone Mononota degli Elii. Ho ascoltato parecchi pareri, anche contrastanti su questa canzone, e l'ho ascoltata davvero un numero esagerato di volte: oh, ma di cosa stiamo parlando? 
La canzone è bellissima, e, come tutte le cose bellissime, può anche non piacere, ma bisogna ammettere che è geniale, se non altro per l'idea nonché per un lavoro di partitura pazzesco.
Quando la più secchiona del corso ieri all'esame ha commentato "Oh, ma quella canzone è brutta! E' pallosa, senza senso" c'era da risponderle "Ma torna a studiare tu, che giusto quello sai fare!"


Elio e le storie tese si riconfermano (come se ce ne fosse bisogno) musicisti bravissimi, anzi, più che musicisti, dei veri e proprio uomini di spettacolo fatti e finiti; oh, portare Rocco Siffredi in prima serata a Sanremo e senza alcuna volgarità non è proprio da tutti.

Se è vero che a Sanremo vincono i testi che parlano d'amore e di emozioni, una canzone brillante e intelligente come quella degli Elii sarebbe sempre arrivata seconda. 
Ma la mia personalissima opinione è che a questo punto doveva vincere Max Gazzè.

E mentre cammino per una Termini affollatissima, non posso che pensare sempre di più a quanto si addica alla mia vita presente (e futura) di medico la canzone I tuoi maledettissimi impegni (lo linko perché non mi fa mettere il video)

Alex V

PS: io ci vedrei bene anche i Baustelle al prossimo Sanremo: più ascolto il disco nuovo, più mi convinco che sì, c'è posto anche per loro su quel palco. E che Bianconi non storca il naso, che stasera io, Amando e Midori lo andiamo a vedere all'Auditorium!



martedì 19 febbraio 2013

Ah-ah-a, bless your soul

La mia attività onirica è florida e fervida, fantasiosa, quasi mai realistica o fatta di ricordi. Visi che si deformano, oggetti che scivolano da un'apparenza all'altra, visi mai conosciuti che incarnano le persone con le quali interagisco ogni giorno. Affetta dagli eventi di tutti i giorni e dagli esami che mi attanagliano, a volte la notte partorisce sogni degni una fan fiction malata (tipo ieri mattina mentre vagavo stralunata AlexV mi ha chiesto che avessi. "Niente, ho sognato che producevo un film in cui Sansa Stark aveva una relazione di amore-odio con Bane di Batman". "Tu non stai bene", disse sfogliando i suoi appunti intitolati 50 sfumature di diabete. Da che pulpito).

Eppure stanotte no, sarà stato lo sciroppino per la tosse, la stanchezza o l'elettricità che c'era in casa (oggi sia Amando che AlexV avevano l'esame), la mia mente mi ha concesso un sogno tranquillo. O meglio un ricordo.

Sono in macchina, quella di mia madre, quella che usiamo per i viaggi. Ho appena aperto gli occhi, siamo partiti prestissimo stamattina e  non ho fatto altro che dormire fino ad adesso. Baba sta guidando, hanno approfittato del fatto che io e Lucia fossimo addormentate per mettere un cd che noi non sopportiamo, ma sono ancora così intontita che non me ne ricordo. fuori, lungo ai bordi dell'autostrada campi sterminati di girasoli. Prendo la mano di Lucia e la scuoto. La Lucia di quindici anni si sveglia e si stiracchia facendo i versi che fa sempre in questi casi, stropicciandosi gli occhi con le mani, lo smalto sulle unghie smangiucchiato. rimane incantata a guardare fuori dal finestrino per un po'. Poi comincia a rompere le palle perché mamma e papà mettano un nostro cd, eddai, ne abbiamo fatti tanti, almeno uno. Mutti e Baba cedono perché quando Lucia si mette a fare la lagna è imbattibile. Ed insopportabile, ma in fondo anche a me va bene il cambio di cd. La prima canzone è Crazy di Gnars Barkley ed io e Lucia la cantiamo, in perfetta sincronia. Al momento della risata (ah-ah-ah bless your soul) raggiungiamo l'apice della perfezione, cosa che a casa non ci era mai riuscita, nelle nostre session in bagno ("posso lavarmi nel tuo bagno? nonna ha occupato il nostro.", "Ok, ma porta la musica"). E mutti e baba ridono, perché in fondo dobbiamo sembrare un po' ridicole, una quindicenne secca secca ed una quattordicenne dal viso ancora un po' tondo, che cantano e ridono.
E nel sogno, anche se sto rivivendo tutto, io so già cosa viene prima e cosa viene dopo. So che tre settimane prima ho dato il mio primo bacio, libera finalmente dall'apparecchio ai denti. So che Lucia ed io usciamo con lo stesso gruppo di persone, ma non sono amici e sono ragazzi con i quali non combineremo mai niente, perché noi per loro siamo troppo lente e comunque un minimo infantili. So che tra poco arriveremo a Mirabilandia, e poi da lì andremo a casa di una zia di papà al mare, dove zio D. ci preparerà la migliore insalata che io abbia mai assaggiato (zio D. che morirà durante il mio ultimo anno di liceo, senza che io lo abbia mai rivisto). So che la tappa più bella di questo viaggio sarà Verona, dove compreremo un sacco di scarpe e per la prima volta nella storia dei viaggi familiari avremo una stanza tutta per noi in bed & breakfast, dove avremo anche il lusso di riposarci un pomeriggio, vedendo le repliche di BeverlyHills 90210 e mangiando more e lamponi comprati a piazze delle erbe, andando poi all'Arena di Verona a vedere la Madama Butterfly.

So tutte queste cose, e appunto per questo motivo so che si tratta di un sogno. Eppure i girasoli sono così gialli, Mutti è così dole mentre ci guarda e sorride, che ecco, aspetto un altro po' prima di cominciare a svegliarmi.

                                                                                                         Midori

lunedì 18 febbraio 2013

Frenesia da esame

La frenesia da sessione è cominciata: devo fare tutto, devo ripetere tutto, e devo farlo oggi. TUTTO. Senza dilazioni.
So che posso farcela.
Posso farcela, posso farcela, posso farcela, e posso farcela. posso farcela.
In sintesi: ce la possiamo farcela.
Forza neuroni, forza: memorizzate tutto, e fatelo rapidamente, perché potrebbe non esserci un domani...
Ma allora perché tutto quello che sono riuscita a fare è rititolare gli appunti con nomi come:
50 sfumature di diabete...


...Cuore matto, grasso da legare...

...ci vuole un fisico bestiale, e un rene che regga i colpi della vita...


...Dimmi che schizonte hai, e ti dirò che malaria sei...

Midori è spaventata.
Io sto male, lo so.

Alex V

Aspettando..

Alla festa di Carnevale sabato son andata pure io. Rimanendo circa venti minuti.
 Fondamentalmente a me Orso e Watusso è venuto lo schifo del mondo in generale, della festa in particolare e della Cattokamikaze che girava avvolta solo da uno strato di carta velina. Con molta non chalance ce la siamo battuta, loro mi hanno aspettato due secondi, il tempo di uscire dal mio abito cinese e di infilarmi in un paio di jeans ed un maglioncino, ma ancora con i chow chow e la frangetta stirata. E  poi siamo andati a prenderci una birra al kebabbaro aperto tutta la notte. Siamo rimasti due ore in cortile, a parlare, cazzeggiare e fumare come se non ci fosse un domani. Sarà la sessione, pesante come non mai, sarà che avevamo bisogno di aria fresca e non di una stanza dove si addensavano odori di alcool, sudore e cerone economico.
E si è stati qui a parlare, a progettare una sortita a giugno al paese di Watusso, alla sagra. E già ci vedevaamo, seduti ai tavoli dei campi, le guance rosse di vino, a ridere e scherzare.
Poi abbiamo iniziato a sentire freddo, ed eravamo stanchi.
E siamo saliti, in ascensore ci siamo rinnovati la promessa di farla questa scampagnata.

Probabilmente non la faremo, rimarrà uno dei nostri propositi  a vuoto.
Però è bello fare di questi castelli in aria.

C'era un libro, letto quando avevo 10 anni, che mi piaceva molto. Si chiamava "In attesa della prossima estate", di un certo Haugen, della collana del Battello a Vapore, serie rossa.
Ecco, allora io sono in attesa della prossima primavera, estate, dove non so se questi progetti scenderanno dall'iperuranio per realizzarsi, ma ce ne saranno certamente altri. 

La festa non mi avrebbe lasciato così serena.

                                                                                  Midori

domenica 17 febbraio 2013

Il mondo sotto-sopra

Alla fine mi sono vestita da Spirito Senza Faccia della Città Incantata. Riscuotendo successo tra i più nerd dei miei amici e tra quanti amano Myazaki. Le restanti 100 persone non m'hanno capito, ma va bene lo stesso. La maggior parte ha pure faticato a capire chi si celasse dietro la maschera: io lo prendo come score positivo ---> il travestimento è riuscito bene!
Per una sera, anche se è già Quaresima ce ne sbattiamo e fingiamo che sia ancora Carnevale, e che i padroni diventino servi e i servi padroni, ma soprattutto facciamo finta di non essere studenti universitari ma liceali, e di poter fare quello che ci pare a oltranza.

Ora, visto che è Carnevale, decidiamoci una buona volta, e godiamoci finalmente l'immunità dal giudizio: che ognuno si vesta come cacchio gli pare, e che nessuno gli scassi la minchia.

Una cosa che mi ha stupito e che riscontro da quando sono in questo covo di meridionali (sempre con affetto), è la riluttanza con cui i maschi si vestono da donna, e le donne da maschio! Per me, abituata ai rioni di Viareggio, ma anche solo alle feste a scuola dove regnava l'anarchia più totale, questo è quasi inconcepibile.
E' Carnevale: ogni scherzo vale! 
Una parrucca bionda, tette finte, calze a rete e barba incolta di tre giorni ed è subito simpatia.
Invece gli uomini fanno parti da uomini, le donne da donne. Rigorosamente sexy. Perché se non è sexy non è bello. Midori la chiama "la regola porno": a Carnevale, Halloween o a qualunque mascherata, è lecito il vestirsi da zoccola. Invece tutto il resto dell'anno no, perché sennò non puoi puntare il dito contro gli altri. 
Dude mi ha detto che è normale: la donna del profondo sud se la tira, dev'essere ontologicamente seria, e che io queste cose non le posso capire perché sono toscana. Tanto valeva mi desse direttamente della zoccola, ma comunque.

Boh. Sarà che son polemica io, ma a me il travestimento di porno-principessa, sexy-coccinella, troian-infermiera e bottana industrialA mi ha stufato: è originale come una tazza dell'Ikea, che avrà anche un bel design ma le producono in serie.
Che poi cheppalle, c'è sempre la gnocca di turno che è vestita guarda caso da gnocca e che guarda storto quella che s'è vestita da gnocca pure lei ma si vede che è un fake (riuscito male, d'accordo, questo lo concedo, ma ancora una volta: chissenefrega).

Guarda, cara gnocca, che se pure è vero che "non se può permettere", Carnevale va di pari passo con l'idea di un mondo sotto sopra, dove sono i freaks a regnare, e i "normali" (ammesso che questo termine abbia un significato pratico) a essere emarginato. Quindi, se devo additare una stranezza a questa festa, tra le due, scelgo te.

Alex V


sabato 16 febbraio 2013

Stasi

Stamattina, ore 8.30. Di buon'ora vado a buttare la spazzature, ieri me ne ero dimenticata.
Di fronte all'ascnesore, Dinkleleceh.
-Ciao Midori.
-Ciao.
-Hai notato che ogni giorno ci svegliamo alla stessa ora?
-Come prego?
-Già. Io sento la mia seglia e dopo due minuti la tua. Ci alziamo insieme, praticamente.
-Ah.
-Si, alle 7.30. Va bene, io vado, buona giornata.

Tutto questo è molto inquietante. Molto.
Mi sento osservata.
Ascoltata. 
Spiata.

Altro che Stasi.

                                                                     Midori

venerdì 15 febbraio 2013

Piccoli pezzi di un puzzle chiamato infanzia

Io e il MioUomo dovremmo studiare fino a dimenticare di essere nati, ma il ragazzo della Catto ha organizzato una festa di compleanno in maschera e ci ha invitati, quindi è ufficialmente iniziata la caccia al vestito last minute. Per me, perché il MioUomo non verrà. 
Ma Dude sì.
Dude, che non mi ha voluto dire da cosa si maschera ma mi ha chiesto in prestito il camice e mi ha trascinato in giro per tutto il pomeriggio alla disperata ricerca di una parrucca rossa.

Insomma, finiamo in un posto strano e spaventoso, un magazzino dove c'è tutto e anche di più, disposto nella maniera più scomoda e assurda possibile. La sezione "Carnevale" poi, è inquietante, e tempo 2 secondi e 3 decimi e mi trasformo in una bambina piagnucolosa:
-Dude, andiamocene...
-Non fare così, dai
-Ma io ho paura: passano Pupo alla radio!

Alla fine, dopo tutti i ripensamenti del caso ("ma semmai mi aiuti a tagliarla?"), andiamo alla cassa, dove mi procuro una maschera bianca (forse forse una mezza idea su come vestirmi ce l'ho...) e stiamo per pagare quando vedo loro:


-Noooooo! Ma quelle sono le CrystalBall! Daaaaii! Ma io ci giocavo sempre da piccola, ma tu non te le ricordi le Crystalball?
-Le che?
-Eddai Dude! Me le compravano quando andavamo a prendere il giornale dal giornalaio sotto casa, ma io pensavo non esistessero più!
-Mi stai dicendo che tu ti ricordi cosa facevi da piccola, prima dei sei anni?
-Non di regola, ma vedere la scatolina delle Crystalball mi ha fatto l'effetto della madeleine di Proust...ma come non ti ricordi?
Maddai! Son quelle cose della prima infanzia che ti si fissano nei ricordi e non ti lasciano più, come le Lelly Kelly...
-Siam lelly kelly, le tue scarpine oh yeah!
Sentire Dude che canta il jingle della lelly kelly in sordina è qualcosa di scioccante
-Avresti voluto essere una femmina per averle, eh?
-Ma no,quelle me le ricordo per forza: sono state il mio primo contatto con il trash
-E per i maschi c'erano le BullBoys, ti ricordi?
-No, quelle no, ma di sicuro mi facevano schifo
-Ah, be', certo, lui vestiva solo mocassini su misura da piccolo...
-No, ma volevo fare il maggiordomo per vivere tutta la vita in frac


-Chiedi a mio padre se non ci credi!

Alex V

PS: l'idea di come vestirmi me l'ha suggerita QueenofCarrotFlowers che una volta si è vestita da elettrocardiogramma (cosa che è semplicemente geniale) e potrei copiare. Un'altra idea che mi è venuta in mente è fare uno di quei fantasmi di "La città incantata", non so se avete presente:

Anche questo facile e veloce. Deciderò all'ultimo minuto, come sempre, e si accettano ulteriori suggerimenti...



giovedì 14 febbraio 2013

Metti che un san Valentino...

Sono tipo giorni che circolo per casa brontolando contro cuori e rose. Dicendo che San Valentino è una festa commerciale, da diabete. Urlando il mio schifo al mondo, ad AlexV ed a Amando.
E niente, mentre pensavo a tutto questo, il giorno è arrivato.
Stamattina, andando a studiare da Geishetta sono passata davanti ad un fioraio che aveva allineato dei secchi lungo il bordo del marciapiede con dentro i bouquet. Non vi dico la voglia di prenderli a calci uno ad uno. Ma ho desistito.
Di ritorno a casa oggi pomeriggio ho fatto giusto l'adolescente problematica, grugnendo un saluto ed andando di filato in camera. Dove sulla scrivania c'era il più adorabile gufetto di peluche del mondo ed un bigliettino di AlexV: You will always be my valentine.
-Ma...ma è un gufetto!
-Siii!
-Ma è accigliato come me!
-Si, è anche tutto arruffato come te!
-Ma io lo chiamerò Rodolfo!
-Come Rodolfo Valentino?
-Ovvio.
E niente, la giornata si è illuminata. Perché poi ho scoperto che anche Amando ci aveva pensato.
Ed io e il suo Uomo siamo corsi ai ripari, e vi dirò, poche cose sono state divertenti come le scenette nel negozio.
Così mi è tornato il sorriso.
Allora mi sono lasciata prendere la mano ed ho preso anche dei cioccolatini per i miei uomini, Dude, Orso e Watusso.
Ed è stato veramente amore, oggi.
Amando mi ha regalato un album da disegno: "Così potrai ritrarmi come una delle tue ragazze francesi: nudo e con il cuore dell'Oceano appeso al collo".
Il Suo Uomo mi ha dato il regalo di Natale in ritardo: un album da disegno e dei carboncini: "Così quando fai i disegni io li posso vedere e se mi disegni brutto, come è già accaduto in passato, ti censuro".
Così ho due album da disegno, che saranno dedicati uno all'Apollineo ed uno al Dionisiaco.
Ho poi distribuito i cioccolatini (barrette Kinder maxi in realtà) e mi veniva molto da sorridere.
E questo è il risultato di una giornata che credevo avrei odiato.
Da notare Rodolfo ilGufetto che osserva torvo i blocchi da disegno regalatomi da Amando  ed il Suo Uomo, oltre che i magnifici carboncini


Credevo che sarebbe stata una giornata triste, il primo San Valentino da single dopo tempo.
Credevo avrei finito la giornata in camera dopo aver rubato la Nutella ad AlexV, ascoltando canzoni tristi o rivedendomi Eternal Sunshine of the Spothless Mind. Credevo avrei pensato al Rufo, tanto.

Invece ci penso solo adesso e solo con una constatazione, non so se amara e sincera: nessun San Valentino con lui è mai stato così meraviglioso come questo.

Con un esame alle spalle e sei alla laurea,  con degli amici che fanno quadrato per me, con la prospettiva di Lucia che tra tre settimane sarà qui (si sono una palla di pelo in tutti i senti), la prospettiva di un week end a casa a farmi coccolare da Mutti e Baba, un pizzico di preoccupazione per le avventure menghine della già citata sorella (delle quali vi parlerà diffusamente), un pizzico di ansia per gli ultimi esami della sessione, penso che, in fondo, anche senza un ragazzo sono una persona felice.


                                                                                                              Midori

San Valentino a sorpresa

Disperati, nel mezzo della sessione, ci ritrovammo la notte io e il MioUomo in piena crisi da esami imminenti. Che comporta, come ben sa chi è abituato a studiare di notte, una fame nervosa paurosa.
E quindi stavamo lì, chiusi nella mia cameretta, il più silenzioso possibile, per non dar fastidio ai sogni di Midori e Amando, i libri ovunque, una luce per uno, in pausa, con pane e nutella in mano.

-Amore, io ti amo lo stesso, anche se dovessi diventare grassa.

Ma io voglio dire, cosa me ne faccio dei fiori, quando ho un uomo così?

Aggiornamento dell'ultim'ora:
Caffè di metà mattina con zollette a forma di cuore fatte da me
...
che chef provetta, eh? :P

Alex V

mercoledì 13 febbraio 2013

Perché?

Non mi disturba il pensiero di compiere 21 anni tra un mese e mezzo. 
Sono cosciente che quelli che un tempo erano i miei cuginetti adesso hanno 18 e 16 anni. Questo lo posso accettare.
Ma...
Mio cugino di 19 anni sta con una ragazza che ha la mia età. E ci va a letto.
Mia cugina di 16 anni è insidiata da un tipo che la mia età. Lui se la vorrebbe portare a letto.

Ora, respirando con calma e calmandoci un attimino...

PER QUALE C***O DI MOTIVO I MIEI COETANEI SI VOGLIONO TROMBARE I MIEI CUGINETTI?

Non sto dicendo che i miei cugini debbano rimanere cristallizzati ai pupi di 4 e 2 anni che spupazzavo come bambolotti. Che crescano, subiscano gli assalti degli ormoni, bene, pace, sapevo che prima o poi sarebbe accaduto. Ma perché con i miei coetanei? Non c'è tipo, tutto il resto del vasto mondo?
Perché io lo so che mentre il mio pupetto era ancora alle medie, la sua ragazza aveva già 15-16 e si faceva già mettere le mani nei pantaloni e sotto le magliette dai coetanei, perché era quello che facevo io alla sua età!
Perché io lo so che l'infingardo che brama le innocenti carni di mia cugina ha probabilmente spezzato il cuore a decine di sue coetanee ed ha già una certa esperienza!
 Perché io lo so, che quando avevo 14-15 anni i miei cuginetti li coccolavo e spupazzavo. E lo faccio ancora adesso. Ma i miei coetanei da loro vogliono altro.

Maledetti.

Maledetti.

                                                            Midori



martedì 12 febbraio 2013

Qualcuno con cui correre

Per Midori è stato un libro fondamentale, quindi mi ha prestato la sua copia dedicata e autografata. Per ricambiare allora io le ho prestato Fuoco Amico, anche lì, copia dedicata e autografata.Però non ha sortito l'effetto sperato, in nessuna delle due.
Grossman è bravo, la storia c'è, eppure non riesco ad andare avanti, c'è come un macigno che mi pesa sullo stomaco ogni volta che apro il libro e cerco di leggere una pagina. E allora lo lascio lì sul comodino, e aspetto che venga un momento: ogni libro ha il suo momento.

Epperò in questi giorni mi è venuta voglia di andare a correre. Perché c'è stato un periodo, breve ma intenso, in cui io correvo, e correvo di brutto. E' stato prima di venire a Roma, di iniziare questa nuova vita, di conoscere Midori, Dude, il MioUomo e tutti gli altri. Ed è stato dopo la rottura con Lui, e con qualsiasi sport di squadra:  c'era il bisogno di disattivare la parola, solo musica nelle orecchie, un passo dopo l'altro.
Non so neanche com'è iniziata, e come ho imparato: a me correre non è mai piaciuto.
E prima di prendere il via ero una scarsona, mi fermavo a ogni giro di pista, camminavo, ansimavo, strascicavo i piedi, tra lo sgomento e lo sdegno generale di tutti i vecchi del camposcuola. 

Piccolo inciso: dalle mie parti,quando uno va per i sessanta e oltre, o non si muove dalla poltrona, oppure inizia a vivere per la maratona,o peggio, per la bicicletta da corsa, e quindi ti ritrovi due categorie di vecchi: una pasciuta e col naso rosso di vino, una invece che è tutta un fascio di nervi e tessuto muscolare incartapecorito. Checché ne dicano le statistiche, quelli che campano di più sono quelli che se ne stanno gioviali a tavola e non si fanno problemi di linea: sarai anche il nuovo Pantani, ma se continui a non rispettare gli stop e a passare col rosso al semaforo, prima o poi qualcuno ti prende.

Poi però ci ho preso gusto. Da un giorno all'altro, con una volontà di ferro. Correvo ogni giorno di più. E correvo da sola, perché è stato molto prima che la Orange diventasse una sacra vestale della palestra. Ma avrei corso da sola in ogni caso: stare ore su un tapis roulant mi mette tristezza e mi toglie la voglia, quella voglia di macinare ancora qualche isolato, prima di fare dietro front e tornare a casa, dai, su, ancora uno, vediamo cosa c'è dopo quel parco, oltre quella villa, verso l'infinito e oltre.
E' il bello dell'aria pungente della prima mattina, perché d'estate si corre tra le 6 e le 8, al massimo le 9, per evitare il fastidio dell'afa. E' il bello del caldo dentro e del freddo fuori, del tremore dei muscoli quando ti fermi davanti al cancello di casa.
E niente, non vedo l'ora di essere ad agosto per farlo di nuovo, ma magari fare anche uno stop al mare per un tuffo, e poi tornare a casa rinvigorita dalle due cose, la corsa e il nuoto, la testa libera di pensieri, e cominciare le attività.

L'ho detto al MioUomo stamattina, era entusiasta:
-Dai, che bello! Anche io devo andare a correre:dopo la sessione ci andiamo, a correre al parco! 
-Va bene, io ne ho proprio bisogno...
-Dai, andiamo a correre e mentre corriamo parliamo...
-MioUomo, l'unica voce che voglio sentire mentre corro è quella di Rachele Bastreghi che canta Cristina dall'ultimo album dei Baustelle
-Ma no dai! Chiacchieriamo, finisce che ci divertiamo pure.

Quello che il MioUomo non sa, è che con l'atleticità attuale anche solo parlare e camminare rapidi significa andare a morire spompati due passi più in là.

Ah! Quest'università ci rovinerà!

Alex V

Temporali e Lei

Potrei smettere di fumare.
Potrei rinunciare ai carboidrati.
Potrei ricominciare a fare esercizio fisico.
Potrei fare tutto questo se solo non rischiassi di morire ogni volta che viene giù un tuono che fa tremare la scrivania.
Questo pensavo ieri, mentre una tempesta infuriava su Roma. Evidentemente il Superiore non ha gradito le dimissioni del suo sottoposto, e si è un attimino sfogato.
Io poi sono una cuor di Leone e sono stata tipo cane con le orecchie basse, seduta sul letto all'angolo del muro, avvolta in due plaid (onigiri style come direbbe AlexV). Che se poi la collera divina doveva colpire la Città terna, beh, per lo meno colpisse  credenti e lasciasse stare gli agnostici e la gente di altre religioni. Ero anche pronta a procurarmi un agnello ed a segnare la soglia di casa col suo sangue. Ogni volta che mi trovo in una situazione in cui ho paura (di che poi? Insetti, tuoni), mi trovo a pensare quindi a tutti i fioretti che potrei fare una volta passato il pericolo. O che potrei non fare e rimpiangere di non aver fatto in un'altra situazione simile.

In quei momenti mi trovo anche a pensare un po' al passato. Capita, poi figuriamoci se si tende al melodramma come la sottoscritta. Così, ieri, mentre pensavo al cambiare, al fare fioretti purché quel terribile temporale passasse, ho ripensato ai miei quindici anni, all'estate dei miei quindici anni, al viaggio studio in Irlanda con l'Inpdap.

E mi sono ricordata di Lei.

Lei aveva un anno in meno di me. Ci siamo conosciute in aeroporto, i nostri si conoscevano ed hanno pensato di presentarci, così "non starete sole". E non lo siamo state.
La prima notte mi ha chiesto di dormire con me, c'era un temporale come quello di ieri, aveva paura. Ha cominciato a dormire con me ogni notte. Ed io la guardavo, non mi riusciva di dormire.
Lei era (ed è ancora, come so grazie a Facebook) bellissima.  La guardavo dormire e non capivo che mi stavo prendendo una grossa cotta per lei.  Quando l'ho capito sono rimasta abbastanza perplessa. E mi sono fatta un sacco di problemi. Su di me, su di lei, su me e lei, sul Bisteccaro che mi aspettava a casa. Sul fatto che mi piacesse una ragazza.
Tornate a casa continuammo a sentirci e vederci, fino a quando qualche mese dopo glielo dissi. E lei con molto aplomb deviò il discorso.

Forse di quell'esperienza la cosa che mi ha più ferito fu quel suo chiudere gli occhi davanti al mio espormi. 
Da allora ogni tanto mi sono presa qualche cotta per qualche altra ragazza. Ma nessuna come lei.

Sarà che lei è stata la prima, quella che mi ha fatto realizzare che non importa il sesso della persona che ti riempie di gioia ed emozioni forti. C'era anche l'ansia della coperta, del dubbio, del "ma allora chi sono io". 

Con il senno di poi non mi sarei fatta tante pippe mentali e so anche il momento in cui avrei dovuto baciarla, perché quel momento c'è stato.
Eravamo sui divani del cucinino, di notte, fuori coprifuoco, ad illuminarci solo un neon (che brutta luce fanno i neon). Lei si era alzata e si era venuta ad accoccolare vicino a me. Ci stavamo facendo i grattini. E ci fissavamo negli occhi, non so perché. 

Avrei dovuto farlo in quel momento. 

Poi ieri il temporale è passato. Mi sono alzata, ho ripreso i libri e ho studiato un altro po'.
Non ha senso piangere su quello che non è stato.
Specialmente dato che domani ho un esame.

                                                                                            Midori