venerdì 31 maggio 2013

Maggio fatti coraggio...e dopo?

Maggio: studente fatti coraggio
...
e dopo?

Posto che questo maggio c'è stato davvero da farsi coraggio, visto che stamattina mi sono rifiutata di uscire dal letto senza lo scaldabagno attaccato a tutta potenza (e siamo al 31 di maggio, a Roma capitale, non a Vladivostok al 1 di gennaio ), gli esami in realtà iniziano a giugno. E per buona pace di quanti aspettano il caldo per andare al mare abbronzarsi e rilassarsi un po', sono sicura, anzi, sono CERTA, che il caldo arriverà proprio quando meno lo desidero: il momento clou di preparazione degli orali. (ok, lo ammetto, questa un po' era una gufata...)

Comunque, meno male che maggio è finito. La giornata tipo di questa ultima settimana di maggio può essere tranquillamente esemplificata da stamattina: vado dal parrucchiere, esco e diluvia, con conseguente frangia molto precaria che crolla sui miei occhi.
Bello il taglio nuovo!
Bello sì; mi raccomando scrivetelo anche sulla lapide che mi fate dopo che mi ha preso una macchina perché non ci vedevo...
Senza contare lo scoppio di un cioccolatino- che non sapevo di avere- nella borsa.
E poi il MioUomo che va al concerto dei Kasabian a Milano e nemmeno me lo dice...no, ma dico, grazie, eh!

Sono in queste giornate quelle in cui m metto davanti allo specchio, mi guardo e decido che tutti i miei problemi stanno nel mio naso, o nelle mie occhiaie, o nel brufolo sulla fronte. 
Non c'è molto da fare.
Ma chissenefrega, tanto domani inizia giugno!

Alex V


giovedì 30 maggio 2013

Pissed off

Oggi ho capito tante cose. La principale è che tollero troppo bene le persone che si accollano. Ma non ho né il tempo né la voglia di fare cose che non mi va di fare.

La seconda cosa che ho capito è che a 21 anni sono ancora troppo educata per farlo notare, e questo provoca non poche incomprensioni. 

Quindi agirò in modo delicato: semplicemente, svierò ed eviterò di mostrare qualsiasi altro appiglio cui tu ti possa aggrappare per rallentarmi.

Scusami (sono troppo educata, ché mi scuso perfino per qualcosa di indipendente da me), ma adesso ho proprio bisogno di tirare dritto senza perdermi in chiacchiere inutili.
Piacevoli, fino a un certo punto, ma inutili.

E poi, il mio cervello è fin troppo di compagnia. A rompermi i maroni, come si dice, basta lui.

Alex V

Fortuna, sfortuna, chi lo sa?-di oggetti, sentimenti e prospettive

Nei commenti a questo post, Doppio Geffer mi ha consigliato di munirmi di cornetto rosso antisfiga.
Vedo così davanti ai miei occhi l'occasione per mostrarvi il mio arsenale di portafortuna (che evidentemente no, non sta fungendo come dovrebbe). Ed ecco a voi, l'Armata.

Andando in senso orario:

  • Due cornetti in corallo. Ciondoli indispensabili ogni volta che sostengo un esame.Entrambi regalo della mia prof. In realtà indispensabili sempre.
  • Cornetto napoletano in cartapesta, regalo di AlexV. Comprato a spaccanapoli, da allora sempre appeso in camera mia, insieme a...
  • Befana-scopetta spazza malocchio. Regalo di mia zia. Particolarmente indicata per evitare le disgrazie nelle abitazioni. 
  • Santino nr.1. Regalo di Zzia. Sempre al suo posto nel mio portafogli.
  • Santino nr.2. Santa Rita, la santa dell'impossibile e dei casi disperati. La santa a cui Nonna P ha raccomandato tutti i nipoti, e d anche Amando, AlexV,R enzo, le persone che amiamo.
Io non credo molto nei portafortuna, nei santini o simile. Certo, culturalmente è socialmente accettabile che un oggetto porti fortuna, perché nei secoli si è sdimentata una tradizione in tal senso. Però io sono convinta di un'altra cosa. Io credo che questi oggetti abbiano potere a seconda del sentimento nei nostri confronti che anima chi ce li ha regalati. Io so che quando la prof mio ha allungato i cornetti ("Contro il malocchio" e mi ha sorriso) lo ha fatto con tantissimo affetto e con una voglia di proteggermi da chi mi vuole male. Inutile dire che so che a Napoli AlexV mi ha pensato e con affetto mi ha comprato il cornetto. Mia zia, che mi chiama una volta a settimana, sa di quanto io sia imbranata nelle faccende domestiche e sono certa che tra tanti portafortuna ha scelto questo, perché non sono rare le volte in cui la chiamo e le chiedo "Zia, ma è normale che il bucato sia diventato violetto?". Di Zzia, beh, è Ziza, ci sentiremo anche poco in questo periodo, perché siamo due farfallone nelle relazioni, ma so che ci pensiamo spesso. E Nonna P... è veramente necessario che ve lo stia a raccontare?
Ecco, allora per me questi oggetti sono talismani solo nel momento in cui da parte di chi me li ha regalati ci sia un forte sentimento di affetto. E questi sono solo alcuni, solo quelli che sono universalmente riconosciuti dal mondo come portafortuna. Ho un ciondolo, regalo di Baba. Ho un braccialetto appartenuto in giovinezza a Mutti. Un anello gemello di quello di Lucia. Una lettera scrittomi  da Amando. Piccole cose, che però so sono fatte con amore. 
La fortuna sta nell'avere persone che ci amano. Gli oggetti sono solo simboli. 

Inutile dire che il discorso vale anche al contrario: se una persona ci tradisce, o non vuole più il nostro bene, beh, allora i portafortuna che ci ha regalato devono sparire. O non essere più considerati come tali. Certo, di alcune cose è difficile disfarsi. Ma alla fine si fa, in qualche modo*.

Vi chiederete voi perché allora tutto questo arsenale di buoni sentimenti ultimamente non si stia rivelando così utile. Bella domanda. Me lo chiedo anche io. Dopo aver scartato il karma ed il dharma, scartata (ma non del tutto) l'ipotesi malocchio, Baba, come al solito, mi ha fornito una risposta, tramite questa fiaba (che non ho idea da dove sia stata pescata, ma ne vale la pena):
Un uomo viveva in una fattoria. Aveva un cavallo, che un giorno scappò. Tutti i suoi amici gli dissero: "Oh, che sfortuna". Lui rispose "Fortuna? Sfortuna? Chi può dirlo?". Qualche giorno dopo il cavallo tornò alla fattoria con altri cavalli selvaggi al seguito. Di nuovo i vicini commentarono con l'uomo l'accaduto:"Che fortuna!". L'uomo rispose "Fortuna? Sfortuna? Chi può dirlo?". Un giorno mentre suo figlio montava uno di questi nuovi cavalli, cadde e si azzoppò. Ancora una volta i vicini commentarono: "che sfortuna!". Ed il contadino: "Fortuna? Sfortuna? Chi può dirlo?". Poco tempo dopo scoppiò una guerra ed i giovani vennero richiamati alle armi. Tutti i giovani del villaggio furono arruolati, tranne il figlio del contadino, a casa della zoppia. Ai vicini che gli dicevano che era stato fortunato, il contadino continuava a rispondere:"Fortuna? Sfortuna? Chi può dirlo?".
A questo punto aspettiamo e vediamo tutti i prossimi svolgimenti. Al momento mi è solo scappato un cavallo. 

                                                                                             Midori
 *[O magari a volte non si fa, non ci si riesce, perché in fondo siamo tutti un po' mammolette. Alcune cose le teniamo, magari in un angolo dell'armadio, inutilizzate. E poi le rimettiamo solo quando anche quel residuo di sentimento che avevano non c'è più e tornano ad essere solamente cose.]

mercoledì 29 maggio 2013

Like a Sheldon

AlexV fa la socialitè e mangia ostriche in centro, io invece mi consumo.
Lunedì ho gli ultimi due esami della triennale. E fin qui tutto bene.
Da ieri sono bloccata a letto, alternando una simpatica emicrania a febbre alta. Ma alta veramente.

Stanotte penso sia stato il peggio.
Inutile dire che ero settata in modalità ripetizione-ad-ogni-costo. Così non è stata una notte comune. Man mano che la febbre saliva, nonostante le vagonate di medicine prese, eco che mi trasfiguravo in Don Rodrigo, la notte in cui viene colpito dalla peste. E allora via a recitare il sogno, solo che al posto di un simpatico bubbone, rischio un'altrettanto simpatica otite. Alle ore 3.35 di notte la febbre ha toccato i 38.8, che per una che ha la temperatura corporea di 35.5 in media, beh, è alto. 
La cosa brutta della febbre è quel mezzo delirio che impedisce di essere lucidi. Perché io ieri sapevo che chiamare mutti,baba o nonna p non li avrebbe fatti comparire magicamente al mio capezzale, eppure io sono convinta di averli chiamati urlando e piangendo. Cosa che in realtà non è avvenuta, dato che AlexV ed Amando hanno continuato a dormire tranquilli. Ed io mi dibattevo nel letto, aspettando un orario decente per pigolare alla ricerca di aiuto dai coinquilini(di questo periodo il sonno è sacro, non posso disturbarli, già mi stanno facendo da balia). Mi dibattevo e speravo veramente comparisse Mutti al mio capezzale, o nonna p a reggermi la testa mentre ero inginocchiata vicino al water.
Hai ventun'anni, direte voi, figlia mia, fai pace con il cervello e renditi conto che  non puoi avere sempre mammina e papino che ti cantano Soft kitty, warm kitty, lo so, lo so bene. 
Il problema è che da questo punto di vista io sono molto viziata. Crescere con la nonna in casa alza automaticamente tutte le aspettative nei confronti di coccole e malanni vari. Ancora oggi, quando sto male a casa, nel dormiveglia, il pomeriggio, apro gli occhi e trovo nonna p appollaiata sullo sgabellino accanto al mio letto. Mi guarda dormire e se ho la febbre mi mette la mano fresca sulla fronte.

Sono queste piccole cose che mi mancano.
Anche mentre sto qui, con un cerchione alla testa a ripetere per l'esame, ogni tanto penso che mi mancano. 
Poi la febbre mi si abbassa e devo fare la forte, la ragazza cresciuta.
Io lo faccio per carità, però ogni tanto è bello pensare a loro.

                                                                                     Midori

lunedì 27 maggio 2013

Like a sir

E se una sera, pensando di andare a mangiare una pizza, ti ritrovassi al contrario in centro in un locale tres chic con dei semi sconosciuti a bere vino di chissà quali terre lontane e a ordinare ostriche, filosofeggiando sui grandi temi della vita?
Ma partiamo dall'inizio.
Anzitutto, svelo il mistero delle basse temperature di questo fine maggio: ho preso l'abitudine di andare a correre la sera. Anzi, io e il MioUomo abbiamo preso l'abitudine di andare a correre la sera, e con noi Clark Kent, amico/conoscente/qualunque cosa sia più del MioUomo che mio, visto che hanno fatto la triennale insieme. 
Ieri sera dopo la corsa (il MioUomo non c'era, era a casa), mi invita a mangiare una pizza, ché è domenica sera, la voglia di cucinare non ce l'ha nessuno e comunque ci sono pure altre due amiche comuni. Midori e Amando sono per i fatti loro e io vado, che può succedere?

Quando uno parte con nessuna aspettativa o con base aspettative, queste si posso solo alzare, è intuitivo. E così, a metà serata, arriva il Grande Gatsby de no'artri e da un momento all'altro mi ritrovo in un locale dove i camerieri hanno i guanti bianchi, mentre cortesemente  qualcuno mi chiede se gradisco anche io delle ostriche.
-Mah, guarda, io non le ho mangiate mai...
-Cameriere, ostriche per tutti!

Una volta fuori, mentre andiamo alla macchina, non posso non notare l'insegna luminosa Martini che sbuca dai palazzi di fronte: è l'icona festaiola in La Grande Bellezza, che né io né Midori né Amando ricordavamo dove fosse. 

Alex V

PS: le ostriche sanno di mare ma nel complesso sono sopravvalutate. La Nutella invece è per sempre.

sabato 25 maggio 2013

Una sera al cinema

A Roma è arrivata la stagione dei monsoni ed io mi sono prevedibilmente ammalata.L'altro ieri, al mattino, ad un orario che è praticamente l'alba in casa nostra, mi sono trascinata in cucina, ho riscaldato un po' di latte e sono andata a morire un po' a letto.
Quando AlexV ha fatto capolino nella mia stanza ha subito capito con cosa avesse a che fare.
Sono stata quindi confinata in camera, con un tè caldo e l'obbligo di stare coperta.

Ieri, neanche fosse un temporale estivo, il mio febbrone era già passato.
Inutile dire che sono andata in università nonostante lo sciopero dei mezzi e che quando sono tornata a casa, voglia di studiare zero. C'è stata solo una cosa, allora che ho avuto voglia di fare.

Dopo cena, io, AlexV ed Amando siamo andati al cinema, solo noi tre, senza gente di mezzo (anche se avevamo invitato Dude, che ha graziosamente declinato: "Lunedì ho un esame. Ma grazie di avermi pensato").

Abbiamo visto "Una grande bellezza".
Era il film giusto per ieri sera. E penso per ogni altra sera nella vita.

Di solito trovo i film di Sorrentino molto lenti e pesanti. Ho amato "This must be the place" (a parte alcune scene verso la fine del film), ho russato sonoramente su "Le conseguenze dell'amore", sono arrivata a due quinti de "Il Divo" prima di andare "un attimo al bagno, torno subito". Ogni volta mi beccavo un'occhiata di rimprovero da Dude, che si inchina ogni volta che viene pronunciato il nome del regista e che suppongo di Toni Servillo abbia anche il filmino del matrimonio.

Ma il film di ieri, il film di ieri era un'altra cosa. Due ore e mezza e non sentirle. 

Del film ho letto tanto e di tanti. Recensioni, commedie, opinioni, dichiarazioni d'amore a Servillo, Sorrentino e Roma. Potrei quindi diffusamente parlarvi della scena jazz etiope, di undici libri di impegno politico, di tatuaggi di papi, delle razze di cani più stupide, di occhi chiusi,  di chiavi, di sarti romani, di tornare al paese e principesse. 

Potrei raccontarvi di una Roma notturna e all'alba, bella, bella da togliere il fiato e da essere felice di viverci.
O potrei spendere parole e parole sulla colonna sonora, variegata eppur sempre giustissima.

Potrei parlarvi di tutte queste cose, essere profonda ed intellettualmente stimolante.
Potrei atteggiarmi a critica, scegliendo i paroloni, asserendo che "è chiaramente un rifacimento della Dolce Vita di Fellini ai giorni nostri, insomma, tutto il simbolismo, tutto molto felliniano", pulendo le lenti degli occhiali da pentapartito e con aria non chalant.
Potrei arrivare all'anima del film, come riesce sempre a fare Raffy, ma ahimè, il film mi ha dato emozioni che non riesco a proferire in ordinate parole.

Non farò nulla di tutto questo.
Vi dirò invece che mentre uscivamo dal cinema, io ed AlexV davanti, Amando al seguito, due tipi ci hanno fermato e ci hanno fatto la seguente domanda:
-Scusate, avete appena finito di vedere Fast and Furious 6?

Addio poesia.

                                                                                      Midori

giovedì 23 maggio 2013

Amiche.

Ogni tanto vado a trovare una delle mie più care amiche. Ci siamo conosciute durante il mio penultimo anno di liceo. Lei mi dava una mano con il latino ed il greco, ma il più delle volte, invece di tradurre, si parlava di politica, di letteratura, di cinema e di musica. L'ultimo anno di scuola sentiva i miei sproloqui sull'iscrivermi a medicina, ad un'ingegneria, per trovare un lavoro sicuro, dicevo. Lei li ascoltava, si faceva una risata e diceva che, tanto lo sapeva che io avrei fatto lettere, in barba a tutti quelli che tentavano di dissuadermi. Io avrei fatto lettere e me ne sarei andata dalla provincia. Diceva che però bisognava fare una rivoluzione, per il futuro, scendere nelle piazze. 
A luglio del 2010 ci siamo salutate, piangendo, con la promessa di rivederci al più presto. Lei si è trasferita a Napoli con la famiglia. Io sono venuta qua a Roma ed ogni tanto la vado a trovare. 
Lei non può venire a trovare me, per lo meno non da sola. La mia amica ha ottantaquattro anni ed è cieca da un occhio.

Ogni volta che ci vediamo parliamo per delle ore. Anche al telefono, se mi è impossibile scendere. 
Ha l'età dei miei nonni, ma è lucidissima e credo che la sua mentalità sia anche più moderna della mia. 
Io e la mia prof riusciamo a parlare di tutto.
Con lei ho parlato perfino del Rufo, del mio periodo di smarrimento, dei miei sogni per il futuro. 
Con me lei ha parlato della tristezza del non essere indipendente, del vivere lontano dagli amici, di quanto le manchi leggere, di come la morte non la spaventi, perché ormai ha visto i figli realizzarsi ed essere felici, che sta resistendo ancora giusto per vedere cosa combinerò, perché da me lei si aspetta grandi cose.

Per la prima volta ho parlato con i miei della carovana che stanno organizzando per la mia laurea. Ho posto una condizione: che ci sia anche lei. 
Perché se io mi sono staccata dalla provincia, me ne sono andata e mi sto avvicinando a tutti questi traguardi, lo devo anche a lei.

                                                                         Midori


mercoledì 22 maggio 2013

Cose vecchie, cose nuove

Come ogni anno, il compleanno della Orange è arrivato. E come ogni anno, c'è un rituale da seguire per onorarlo e festeggiarlo al meglio. Rituale che, per la cronaca, prevede di andare in un sexy shop a cercare l'oggetto più adatto. Non c'è storia: la prescelta sono io, di solito accompagnata da Dude. Ma quest'anno abbiamo verificato che andarci con la Bionda e con Nome&Cognome è addirittura più divertente! 
Alla fine, dopo dubbi e consultazioni, la scelta è caduta su un essenzialmente ornamentale fallo  di vetro colorato, molto artistico, la Orange ha apprezzato. Oh, comunque il tizio che ce l'ha venduto ci ha assicurato che si può anche usare, anche se le prestazioni non sono il massimo.
Sarà, ma a me faceva più gola lo stimolatore con comando wireless, quello che, come diceva il commesso (tra l'altro, mai incontrato uno così professionale!) 
"questo secondo me è il migliore nel rapporto qualità:prezzo, cioè, funziona davvero bene, nel senso che se tu ora lo prendi, e vai fuori in strada, prende"
Cioè, mica pizza e fichi. 

Poi nulla, ho passato le restanti 48 ore a casa a scofanarmi di cibo, dolce e salato. Ci stava proprio. L'unica pecca è stato il tempo, perché un salto al mare l'avrei fatto volentieri. Pazienza.

Ormai non mi rimane che sperare nella tranquillità post esami per andare al mare, quando tornerò. Eh già, siamo agli sgoccioli, siamo a maggio, come si dice: non importa che tu sia secchione o in crisi, l'importante è che inizi a studiare!

Alex V

venerdì 17 maggio 2013

So long, so gone.

Ogni tanto la mia bacheca Facebook si popola di fantasmi. Mica di gente morta, solo di amicizie perse via via per strada. E allora divento curiosa e spizzo un po' tra le foto, i post, per vedere come se la passano le persone che ad un certo punto sono state importanti nella mia vita. Di alcune me ne importa poco, perché, si sa, le persone cambiano. E magari l'amicizia è finita anche per quello.

La mia migliore amica per i primi quattro anni del liceo è una di quelle persone che mi mancano poco, temo. Un po' perché ho scoperto che con me non è mai stata del tutto sincera, un po' perché non riesco a capire se sia cambiata o se sia sempre stata così. Frivola, chiusa nella vita da provincia, con lo stesso ragazzo da quando aveva quindici anni. Quando penso a lei, penso a Le Rane, dei Baustelle. Io me ne sono andata, se vuoi ti ho tradito. Ma alla fine è stato un allontanamento reciproco, lo ammetto, non ci ho sofferto più di tanto.

La persona che più mi manca è un'altra.
Avevamo sedici anni, diciassette da compiere. Corso di inglese, reciproca simpatia tra me, lei e Lucia. Un'amicizia cominciata grazie ai cartoni animati Disney e alle patatine fritte dopo lezione.

Ci trovavamo, ci trovavamo tanto. Si era un po' in una fase di caduta libera, tutte e due. Lei usciva da una storia importante. Io avevo voglia di innamorarmi. E cercavamo le farfalle nello stomaco, parlavamo di questi ragazzi che ci avrebbero amate e di quando saremmo scappate dalla provincia, dal soffocare. Ridevamo, ma con lei avevo una confidenza che adesso ho solo con AlexV e Amando. Con lei mi ero aperta del tutto. E lei con me.

Sono secoli che non ci sentiamo. I nostri rapporti si erano già allentati quando ero ancora giù.

Per colpa mia.

Ad un certo punto ho smesso di chiamarla. E per lei non era un momento facile.

Un giorno avrò il coraggio di mandarle una mail.

                                                         Midori

giovedì 16 maggio 2013

Blogger meeting #2

Dopo che l'incontro con Raffy di passaggio nella Capitale è stato un successo, ci abbiamo preso gusto a incontrare altri blogger, e quindi, allentando la morsa sulla nostra vera identità (anche i supereroi hanno bisogno di togliersi la maschera ogni tanto), abbiamo deciso di darci appuntamento con un altro blogger, questa volta romano (ché gli esami incombono e il tempo per viaggiare è sì poco): Lucius.
Che poi in realtà si è trattato comunque di una traversata, visto che abitiamo in due punti diametralmente opposti della città, che è come dire che abitiamo in due villaggi diversi.
E così, sotto l'obelisco di Piazza del Popolo, lato chiese gemelle (urge specificare, dopo quella volta che Midori si è trovata a girare per ore attorno alla Minerva per vendere un libro, senza sapere che l'acquirente stava girando in tondo come lei!), l'incontro è avvenuto.

Di solito, quando si incontra una persona, quella ha una faccia, dei lineamenti, un corpo, espressioni particolari...prima si vede, si guarda con gli occhi, ed è quella la prima cosa che si conosce di una persona. Poi arriveranno i pensieri.
Per i blogger è esattamente il contrario: si conoscono i pensieri, e non la forma che contiene quei pensieri. 

Quando abbiamo incontrato Lucius, mentalmente abbiamo preso tutti i pensieri, le idee, le parole, gli episodi, le storie da lui raccontate, e finalmente gli abbiamo dato un corpo concreto. E l'opera compiuta ci è piaciuta, ma non poteva non essere così, visto che già ci piaceva quello che diceva.

Tra due passi in centro e un gelato al Pantheon (era una vita che non andavo da Giolitti), ci si è raccontati a forza di aneddoti e storie, passato, presente e futuro.

Alla fine ci ha separato la metro, ma Roma è grande e allo stesso tempo piccola (vedi gli incontri di Midori al cinema eheh), chissà che non ci troviamo assieme sull'autobus per l'università!

Per adesso: pulchra tibi, caro Lucius :)


Alex V & Midori

mercoledì 15 maggio 2013

Karma is a true bitch

Come accennato da AlexV, andare al cinema regala sempre grandi emozioni. O infarto. L'episodio merita però di essere narrato più ampiamente anche nelle sue premesse.

Quel pomeriggio.

-Pronto Midori? 
-Ciao Zietta dimmi tutto.
-Stasera te la vieni a fare una birretta con noi?
-Veramente non so, anche con gli altri si pensava di andare al cinema per non fare tardi...
-Guarda, neanche noi faremo tardi. Andiamo giusto qui dietro l'angolo.
-A quale?
-A quella dove lavora il Manzo cotto-e-mangiato in poco tempo.
-Ehm... a questo punto direi che faccio passo sicuro. Sarebbe imbarazzante trovarselo davanti all'improvviso. 
-Come vuoi tesoro.

Cinema. Intervallo.
-Midori...
-Si?
-Ma quello seduto accanto a Watusso non è il Manzo di marzo?
-Ma che stai dicend...Ommioddio nascondimi.

E così ho passato il secondo tempo sperando che Watusso, Orso e Bedda, seduti nella fila davanti non si girassero a parlarmi. All'accensione delle luci, poi,  fugone verso il parcheggio. E grasse risate con tutti.

In tutto questo dovrebbe esserci una morale. Indubbiamente si può dire che nelle vite precedenti devo aver maturato un karma di quelli pessimi. Ma dopo essermi tanto arrovellata, sono giunta ad una conclusione:
AlexV ed un litro di birra sono pessimi consiglieri.

Con questa chiosa chiudo.

                                                                  Midori 

P.s. nel caso in cui qualcuno si fosse perso l'avventura a causa del trambusto del trasloco, la trova qui e qui

martedì 14 maggio 2013

Cinem'ama


Devo dire che l'ho presa alla lettera: sto proprio esagerando, non sono mai andata tanto assiduamente al cinema come questa settimana. E proprio perché il prezzo del biglietto è irrisorio (3 euro, 5 il 3D) abbiamo deciso di rovinarci e andare così, ogni sera in un cinema diverso, alla cieca, e becchiamo quello che c'è:

nota: per evitare di urtare la sensibilità più o meno marcata dei lettori, ho aggiunto i commenti alla trama del film in fondo, con gli asterischi. 

Iron Man 3*: tappa obbligata quando il tuo uomo e la metà dei tuoi amici sono ingegneri. Stavolta non l'ho scampata ma non mi pento: è stato divertente. Gli esperti (il MioUomo) hanno dichiarato che "è più bello del secondo ma il primo è il meglio in assoluto". Non so se smentire o concordare, ma la comodità di quelle poltrone in pelle nel multisala di Roma Est è insuperabile, questo è sicuro. E poi è con tutti i trailer dei primi 40 minuti che ci è venuta l'idea malsana di vivere al cinema questa settimana. 

Oblivion**: ci finiamo per caso, a Porta di Roma (per altro, uno dei posti più brutti di Roma, a detta del Maestro, "ma perché non fiamo andati al Maeftofo?") , causa fine dei posti a Effetti Collaterali. Perché proprio Oblivion, di cui ignoravo trailer e esistenza? Tom Cruise. Che a me nemmeno piace: non mi sembra molto sveglio. Pacconazzo fantascientifico, ben girato secondo il parere degli esperti (Dude),scontatissimo: io e Midori abbiamo capito come sarebbe andato a finire più o meno dopo mezz'ora. Le emozioni più grandi me le ha regalate Midori alla pausa: 
"Midò, ma...quello che è seduto davanti a te, non è quello che ti sei fatta due mesi fa?"
"Ma che cazzo dici...OMG NASCONDIMI"
E' incredibile come sia piccolo il mondo.

Effetti Collaterali***: l'ultima volta siamo stati sfortunati, quindi ritentiamo, questa volta al Maestoso. Dovevamo essere dodicimila, ma siamo io Dude e la Mate, amica di Dude, perché "così la gente penserà che sono così sfrontato da avere non una, ma ben due amanti, e da portarle in giro insieme"
"se la gente sapesse anche di quanto sei tirchio, capirebbe anche che è tutta una farsa"
Simpatico thriller psichiatrico, non ci sarei mai finita se a Dude non piacesse Soderbergh e se a me non piacesse Jude Law, che migliora nel tempo, come il buon vino. Rooney Mara si riconferma bravissima nella parte di malata mentale della situazione, e nel complesso è un bel film. E il Maestoso, nella sua decadenza, come cinema mi piace, anche se mi tocca stare con le ginocchia in bocca.

Vent'anni di meno****: premessa: j'adore le commedie francesi. E questa era molto francese. Mi ha proprio steso, ho riso dall'inizio alla fine. Fresca, frizzante, sottile,e non era scontata. Il MioUomo aveva molti pregiudizi e invece può confermare la mia impressione (questo significa che ho diritto di scegliere un altro film da vedere insieme). Bella bella bella, da vedere. In ogni caso, la proiezione meritava ancora prima di iniziare, visto che insieme alla pubblicità pre film hanno passato 5 minuti di Carosello: Multisala Barberini 10+.

Che dire? Che stasera vediamo Mi rifaccio vivo, così poi da bravi critici quali siamo io e il MioUomo disserteremo se sia meglio la commedia italiana o quella francese. E poi rimangono ancora due giorni. 
2 giorni, 2 film,2 sfide:

Ce la farà la nostra eroina, aka me, a evitare Pugni di Ferro, che proprio un ce la posso fa', e dirottare il suo uomo su NO- I giorni dell'arcobaleno, con quel figo di Gael Garcìa Bernal?
Ma soprattutto ce la farà a prenotare un posto per la visione del film più atteso del momento, il Grande Gatsby?
Lo scopriremo solo al cinema.

Alex V

*: nonostante l'inconsistenza della trama, i dialoghi sono il punto forte del film. Meno male, perché proprio i combattimenti io non li reggo (e in questo caso ce ne sono un paio, brevi). 
**: l'unica ragione per cui non rimpiango i miei 3 euro sono i primi venti minuti del secondo tempo: Morgan Freeman e Jaime Lannister in armatura nella stessa inquadratura. Ora la mia presenza qui ha un senso
***: la morale del film è: MAI mettersi contro Jude Law. E che in America hanno un grosso problema con l'uso degli psicofarmaci. Sapevatelo.
****: bello bello bello. ^__^








lunedì 13 maggio 2013

CompleDanni

Una delle cose più antipatiche,stressanti e odiose di questo mondo, seguita solo dal mignolino che va a sbattere contro tutti gli angoli della stanza, è il raccogliere soldi per i compleanni. Oddio quanto lo odio! Mi viene l'orticaria solo a pensarci, figuriamoci quando mi tocca!
E' che a me piace fare i regali, anche sceglierli, ma non mi piace ogni volta dovermi trasformare in un generale nazista, o mandare messaggi come se fossi Equitalia, per avere la somma pattuita. 
Infatti, i regali che mi piace fare di più sono quelli che faccio da sola. Come diceva una mia cara amica a proposito dei viaggi in solitaria: mangiato te, mangiato tutti, dormito te, dormito tutti. In questo caso: pagato te, pagato tutti.
Solo che ogni tanto sta scocciatura non si può eludere. Solo che questo mese è la 4 volta che mi tocca. Devo avere un karma orribile.
Avevo appena finito di occuparmi del regalo di Midori e della Bedda (e anche della festa, visto che nessuno se n'è occupato ma io, che sono una donna di mondo, ho sempre una provvidenziale bottiglia di champagne in frigo programmata per una eventuale serata con il MioUomo ma condividere è bello- che adesso va sostituita- grazie Dude per la tua disponibilità quando ti ho detto compra qualcosa che ci facciamo un apericena per dare i regali, grazie, eh!) che si profilano due compleanni importantissimi all'orizzonte: Amando e la Orange!
Ora, per Amando le cose sono semplici: solo io e Midori, dritto pe' dritto verso la meta, senza ostacoli e distrazioni. Sarà quasi rilassante. 
Per la Orange, invece, aumenta il livello, cresce la difficoltà: lei mi ha pubblicamente designato come persona ufficialmente addetta al regalo. Solo che io sto a Roma e lei a casa, e arriverò a casa il giorno prima del compleanno. E non posso comprare qui e anticipare per tutti, perché siamo in troppi. Certo, basterebbe che qualcuno raccogliesse i soldi di perfetti sconosciuti e poi andasse a comprare l'oggetto da me indicato, anticipando anche la mia somma...peccato che l'oggetto indicato è a scelta tra
-un vibratore arancione
-un dildo nero           
-uno strap on
e a quanto pare nessuno ha problemi ad andare in un sexy shop e a comprare uno tra i suddetti articoli, ma, oh, scusa, ma...guarda, proprio non posso, questa settimana mi scade lo yogurt.
E io ho paura, molta paura, perché so già come andrà a finire: tornerò a casa e nessuno avrà raccolto i soldi, quindi andrò a fare la questua a casa di ognuno e poi mi scapicollerò per trovare qualcosa che possa essere di suo gradimento.

Non sono ancora andata a casa e mi sono già rotta i coglioni. 

Il prossimo anno io scendo a sorpresa, e gli altri si attaccano.

Alex V

domenica 12 maggio 2013

Mamma

Ti ha detto niente la mamma?

La mia di cose me ne ha dette. Non sempre gentili. Ed anche io gliene ho dette tante. Non sempre gentili. Ma forse questo succede perché siamo troppo simili. E comunque non era di questo tipo di dire che si parlava, se proprio vogliamo dirla tutta.
Se si parla di cose che la mamma ha insegnato, beh, presente, ci sono un paio di cosine alle quali da sola non avrei mai pensato. Cose che quando mi ha insegnato accoglievo con un sopracciglio inarcato, perché "a me tanto non servirà mai".

A sette anni le altre bambine in fondo alle ricerche facevano i disegnini. Li facevo anche io, ma sotto la bibliografia. Bibliografia che "ricorda: chi ha scritto il libro, titolo, editore, città della stampa del libro ed anno". A cosa servisse non lo capivo. Quando l'altro giorno un collega all'università mi ha chiesto come si scrivesse la bibliografia ho sorriso con aria di superiorità e gliel'ho spiegato.

A quindici anni ero convinta mia madre avesse un disturbo ossessivo compulsivo. Conservava e conserva tutti i documenti in faldoni, ogni faldone con un'etichetta che specifica la tipologia di carte conservate all'interno. A casa si sa sempre dove tutto è conservato, dalle pagelle di prima elementare di mia sorella, alle carte della banca. Se mettevo qualche documento fuori posto mia madre smattava.  Quando mi sono trasferita a Roma mia madre mi ha regalato un faldone, il mio primo. A tre anni dal regalo, quando si è trattato di preparare la documentazione per la domanda di laurea, ci ho messo una mezz'oretta. Ed in segreteria la tipa allo sportello mi ha fatto i complimenti, perché era tutto perfettamente in ordine e catalogato.

Quando l'anno scorso ero molto ingrassata, mia madre mi ha regalato una sottoveste. Una donna deve sempre avere una sottoveste, mi ha detto. Fa scivolare meglio i vestiti più aderenti e se dovessi avere un abito troppo trasparente, una sottoveste color crema coprirà il necessario. Odio profondo verso le sottovesti. Uno strato in più? Jamais!
E poi tutti i camicioni in cotone che l'anno scorso erano della mia taglia, adesso mi vanno a vestitino. Ma il cotone non ha una trama fitta, sono leggermente trasparenti. Ma sapete una cosa? Una sottoveste color crema ed ho risolto il problema. Sottoveste che tra l'altro mi da un'aria graziosamente retrò.

Io e la mamma ci conosciamo così bene che ormai io conosco tutte le storie che racconta e quando le racconterà. Se è con le amiche e si parla di faccende domestiche e cucina io so che dirà : "Io so fare poche cose, giusto il necessario, le cose base. E anche le faccende di casa, le ho imparate per bene dopo il matrimonio. Mia madre era convinta che mio marito mi avrebbe rimandato indietro dopo una settimana perché non sapevo fare niente!". E so che lo stesso discorso sarebbe applicabile a me e mia sorella, in una qualche misura. Quando si parla di bambini piccoli o ci sono bambini piccoli: "Le mie fuori casa erano bravissime, ma in casa erano terribili. Sai quando si calmavano? Quando le mettevo nella vasca da bagno. Allora io riempivo il fondo della vasca, le mettevo dentro, accendevo il caldobagno, e col bancoscuola mi mettevo a correggere i compiti. Però poi crescono e ti mancano".
Lei mi conosce così bene che io non mi azzardo neanche a pensare in sua presenza se voglio che non sappia qualcosa. Lei lo sa, e lei previene. Anche per questo motivo ho fatto un unico filone nella mia carriera scolastica. Ed ogni volta che entravo alla seconda ora per saltare l'interrogazione, lei invariabilmente mi chiedeva come fosse andata la mattina a scuola.
Ogni tanto sono giù e lei mi chiama, perché ha sognato che avevo bisogno di lei. Una veggente. Ogni volta che azzecca un pronostico esulta.

La mamma è sempre la mamma. Ogni giorno che passa mi rendo sempre più conto di quanto io sia simile a lei. Non sempre in positivo, però.

Io avrei volentieri fatto a meno di quella sua attitudine calvinista e stacanovista, che ho evidentemente poppato insieme al latte. La stessa che mi porta a fare tutto da me, anche nei lavori di gruppo. Quella che mi farà probabilmente laureare in tempo, vai un po' a vedere. 

La mamma a volte si incanta a guardare un punto lontano, lo sguardo oltre, lontana. E a volte mi ritrovo a fare la stessa cosa, perché è facilissimo andare lontano per due minuti e poi tornare, riposate e con i pensieri riordinati. Per ricominciare.
Siamo entrambe fissate per l'abbronzatura. Al primo sole noi siamo pronte a fare le lucertole, perché tutto è meglio che essere pallide. Solo che lei si abbronza nello spazio di una mezz'oretta ed io ci metto di più. Lei è sempre più nera.

Si dice che se si vuole vedere come diventerà una ragazza, bisogna guardare sua madre.
A me andrebbe bene, direi. 
Se non fosse per l'ultima scoperta. 

Ero allo specchio e l'ho vista. A metà della fronte, sul sopracciglio sinistro. Parte dell'attaccatura dei capelli ed arriva al centro delle sopracciglia. L'ho fissata durante le peggiori ramanzine, ci ho urlato contro durante le peggiori liti, l'ho osservata trepidante quando c'era qualcosa che volevo nascondere.
Ho la stessa ruga di mia madre. L'unica che lei ha adesso a quasi cinquant'anni (a parte un po' di zampe di gallina, ma vabbè).
Certo, la mia è ancora sottile, leggera, ma c'è, anche a viso completamente rilassato. Come la sua.

Porto il viso di mia madre sul mio.

Ma alla fine non è così male. Mi dà carattere.
Il suo, spero.




                                                                                                                        Midori

venerdì 10 maggio 2013

Adorato venerdì

Posto che mi sto chiedendo come abbia fatto tutto questo tempo senza Spotify, finalmente è venerdì! Sono arrivata all'ultima ora di lezione che quasi non respiravo dalla voglia di mollare tutto e uscire dall'aula stile manga giapponese, con i ragazzi in divisa che lanciano la valigetta in aria...
E chissene se il tempo fa schifo (è la legge di Murphy del meteo del week end) almeno oggi posso staccare un po' la spina. Ed erano due settimane di fila che non avevo il venerdì pomeriggio libero: questo lo rende ancora più speciale!


WoW

Niente da aggiungere, amo il venerdì.



E non mi stancherò mai delle canzoni dei Cure.

Alex V

giovedì 9 maggio 2013

Una vita di reparto

Al corso di semeiotica ci hanno detto che nell'ultimo secolo la medicina è passata dall'essere una scienza osservazionale all'essere una scienza interventistica, che in parole povere vuol dire che prima il medico si limitava a guardare l'inesorabile procedere della malattia, adesso invece interviene. Più o meno. In realtà frequentando i reparti capisci che la medicina rimane una scienza osservazionale per te, studente piccolo, perché al massimo puoi guardare quello che fanno gli altri, gli studenti grandi.
Praticamente è pratica comune negli ospedali universitari appoggiarsi agli specializzandi e ai tirocinanti, che si accollano il lavoro di reparto degli strutturati e pure il lavoro d'insegnamento verso i piccoli, che approdano nei reparti a turno e per poco tempo.
Quindi quello che si vede sono tante mamme papere con una fila di paperotti che le seguono ovunque, e le imitano in tutto e per tutto. Oddio, ogni tanto qualche paperotto si rompe i coglioni e sparisce, ma quelli sono affari suoi.

Perché la pratica è ben diversa dalla teoria, ma è la teoria il tuo lasciapassare per la pratica: più studi, più saprai rispondere alle domande che ti fanno i tutor in reparto, e prima ti guadagnerai il premio, sia esso un giro visite o il compilare una cartella o vedere un'operazione.

E' un po' che scrivo poco perché sono impegnatissima su questo fronte: studiare e frequentare, studiare e frequentare. Così, mi sono divertita a fare la cardio god alla Cristina Yang , e a guadagnarmi un po' di considerazione nel reparto di cardio, anche se non voglio fare cardio. Ma lì sono stata, e quindi valeva la pena sfruttare la cosa. 

Al di là del fatto che mi sono trovata faccia a faccia con un irritantissimo tutor che "ma-quanto-so-bravo-io-però-tu-sei-pronta-a-frequentare-il-reparto-ma-sei-figlia-di-medico?No?No!" (ma la realtà è che era irritante in funzione del fatto che mi ricordava il Ricciolo, ma Liscio), alla fine mi sono guadagnata un giro visite con un tutor ben più simpatico, e pure un ricovero con esame obiettivo. 
E qui non solo ho iniziato a compilare un foglio di ricovero (dando il mio insostituibile contributo scrivendo data, nome e cognome, peso ed età del paziente...oh, da qualche parte bisognerà pure cominciare!), ma ho vissuto anche un entusiasmante momento alla Ghost con lo specializzando
Solo che al posto del vaso c'era un fegato da palpare, ma sono dettagli, ovviamente.

Di buono c'è anche che ho assistito al mio primo intervento chirurgico, con camice, mascherina, cuffietta e tutto il resto. Sarò sincera: all'inizio il mio pranzo ha iniziato a fare un pogo sfrenato nel mio stomaco, ma dopo un dieci minuti non ho avuto più problemi, anche perché impegnata a rispondere alle domande incrociate di chirurgo e anestesista. Io e la mia amica e collega siamo state così brave che alla fine ci hanno regalato una confezione di punti di sutura, "così a casa vi potete esercitare".

Così noi andiamo e osserviamo. E qualcosa piano piano si impara.

Alex V

martedì 7 maggio 2013

Bellezza

Che gli spot della Dove fossero i migliori di sempre lo sapevo.
Ma questo, questo è tutto su un altro piano.
Ogni donna si vede brutta o ha qualcosa di se che vorrebbe cambiare. Lo potrà mascherare, potrà dire "Ma io mi piaccio così", ma la verità è un altra. Quel piccolo sguardo ipercritico ogni mattina allo specchio ci sarà sempre. Il problema può essere il colorito, i capelli, l'altezza, il fisico, una macchia da abbronzatura, un'espressione, tutto. La criticona che è in noi sta lì e con un puntatore laser indica i punti da cambiare, qui, qui ed ancora qui. Una noia.
Il mio personalissimo rito mattutino in bagno è partire dai capelli e cercare somiglianze con personaggi grotteschi. Passo poi al conteggio capelli bianchi (al momento stabile su tre), conteggio rughe (a viso inespressivo e poi sorridendo, mettendo il broncio, aprendo la bocca, ridendo o fingendo di parlare), stato dei peli superflui, caccia ai brufoli. Passo indietro, in modo che nello specchio si veda anche il busto. Allora raddrizzamento di spalle, occhio millimetrato che controlla l'altezza del seno, ispezione della flaccidità delle braccia nelle varie posizioni. Se mi trovo proprio in un momento di forte autocritica salgo sullo sgabello e mi specchio a figura intera (si, ho vietato ad Amando e ad AlexV di mettere specchi a figura intera negli ambienti comuni e non ne ho messo uno in stanza). Esamino girovita, giroculo e pancia. Frontale, profilo e di tre quarti. pancia indentro, pancia in fuori. Spalle dritte e spalle scese.
Di solito non sono mai contenta del tutto di quello che vedo.
Eppure non si nasce così.
Ricordo un momento preciso. Avrò avuto quattro o cinque anni. Uno di quei momenti che ti si fissano, e chissà perché, non c'è nessuna ragione in particolare, ma va così.
Camera da lettodei miei, mattina. Il sole entra dalla porta finestra in raggi obliqui, si allunga nella stanza e sul letto sgranato tra le ombre dell'inferriata bianca e della zanzariera. Mutti sta facendo il cambio di guardaroba, fa avanti e dietro tra il grande armadio bianco ed il letto in ottone. Pile di cappotti sono ammucchiati sul letto, Lucia è quasi in trance ad accarezzare quelli più morbidi. Io mi sono incantata tra le ante aperte dell'armadio. C'è uno specchio per anta. Mi metto di profilo ed ecco che ci sono tante Midori, che si allungano nell'infinito dei due specchi. Poggio le mani sulle freddi superfici ed accenno un mezzo can can, il kilt scozzese aiuta. Gioco a scuotere la testa, a far ondeggiare i riccioli, a vedere questi gesti minuti ripetuti all'ifinito, da tante altre me. Mutti mi arriva alle spalle e mi da un colpetto sulla nuca, Spostati, smettila di fare la vanesia, vai a giocare con tua sorella. Mentre mutti mette i cappotti nell'anta in alto dell'armadio io me ne vado, scocciata perché è stato interrotto il gioco del mio corpo di ballo. Ciondolo fino al bagno, dove monto sullo sgabellino sul-quale-non-si-sale-perché-è-traballante-e-se-cadi-e-ti-fai-male-hai-anche-il-resto. Compaio nello specchio del lavabo. Ma c'è solo uno specchio, siamo solo in due, io e la Midori dello specchio. E allora mi guardo e penso alle mie amichette della scuola materna. Mada ha le lentiggini, Miriam i denti cariati, Anna ha sempre il fiato che le puzza di mortadella, Anna è grassa. Roberta porta gli occhiali perché è strabica. Ma io, Midori Pa, di anni quattro o cinque sono certamente la più bella di loro. Perché ho gli occhi verdi e grandi, i riccioli, tutti i denti e nessuno cariato.Non porto gli occhiali e sono magra magra, ho ben due fidanzatini e non ho le orecchie a sventola come mia sorella. Per non parlare del naso a patata di mia cugina. Si, allo specchio sullo sgabello giungo alla conclusione di essere la più bella tra le bambine di mia conoscenza.

Ne è passato di tempo da quel giorno. Ho tagliato e cresciuto i capelli, qualche volta li ho stirati. Ho messo gli occhiali, sopportato brufoli, apparecchio, monosopracciglio e baffetti. Ho fatto la ceretta, sono ingrassata, dimagrita, ingrassata ancora ed adesso dimagrisco. Ho pianto perché avevo poco seno e perché ne avevo troppo. Ho sognato dita dei piedi più lunghe e mani meno paffute. Ho provato a tingermi i capelli ed ho usato balsami che ne esaltassero il colore naturale. 
Ci sono stati bambini che mi hanno detto che ero bellissima, ragazzini che mi hanno detto che "facevo schifo ai cani" (ovunque tu sia, ragazzino allora dodicenne che mi rifiutasti con queste esatte parole, ti auguro la calvizie precoce), adolescenti brufolosi e non che mi dicevano mazza che tette,ma il culo è meglio quello di tua sorella, tanti, forse troppi che dicevano di perdersi nei miei occhi. Chi mi voleva in carne, a chi facevo schifo perché troppo grassa, amiche che "tanto non ti merita, sei troppo carina per lui" e anche amiche che "no, quello non te lo puoi permettere, scusa, meglio una gonna più lunga". Ho osservato l'inarcarsi delle sopracciglia di mia madre e di mio padre ad ogni mia nuova uscita, ho fatto merende ipercaloriche con Lucia ed ho digiunato per giorni, oppure correvo in bagno a vomitare.

E adesso mi domando, ma ogni volta che mi guardavo allo specchio, era quello che vedevano gli altri?
Ogni volta che mi guardo allo specchio, io cosa vedo? E gli altri?

Non si arriva al sentirsi belle dall'oggi al domani. 
A volte basta solo svegliarsi e sentirsi bene, perché i capelli per una volta non hanno la forma del cuscino.


                                                                 Midori

lunedì 6 maggio 2013

Il divo

Il mio maestro di pianoforte, una volta che un suo collega aveva fatto irruzione in aula durante la mia lezione per dirgli che era andato a un concerto di Lang Lang e che l'aveva sentito suonare Mendelssohn in maniera sublime, disse:

Sai qual è il vero problema? Che tutti quelli che a me interesserebbe sentire suonare sono morti.

Per quanto mi riguarda, direi che è arrivata l'ora di vedersi Il Divo.


Alex V

Il piccio del lunedì

Le 06:27: è ancora presto, mi faccio altri dieci minuti.
Bip-bip-bip-bip (che poi non fa così, è la sveglia del samsung, e,se si può è ancora più fastidiosa)
Le 08:07: merda, questa è la sveglia del vicino. E io ho lezione alle 8. 
No, vabbè, diluvia:vediamo, oggi non ho tirocinio in ospedale ---> oggi a lezione non ci vado. Però magari studio. Midori ha avuto la mia stessa idea. Bene. Almeno mi sento meno lavativa.
Stampo le ultime dispense in un virilissimo fucsia: è finito il nero della stampante.
Ed è finito anche il caffè. #@çç**§ç@!!!!
Mi faccio un tè, che sarà mai.
Evvai! Avevo lasciato la finestra di camera aperta e mi è piovuto dentro! YEAH!
Bussano. E' il MioUomo: allora la pioggia non ha scoraggiato solo me!
E comunque devo uscire, oggi tocca pagare l'affitto, e io sono in ritardo. 
Ritiro, zuppa golenta, e busso alla padrona di casa, che non c'è. Se lo sapevo non mi bagnavo. 
Vabbè.
Secondo tè.
Apro fb, gruppo dell'università: problema: Recuperare o Non recuperare le lezioni perse con i vari ponti? (che, per inciso, io non ho fatto per seguire i tirocini)
Risposta: 
parere 1: ma no, che ci stanno a fare i libri? peccato che di 'sta roba non esista libro
parere 2: ma sì, che non c'è il libro! sottoscrivo, grazie
parere 3: non per essere sekkioni, ma...

sekkioni

Ma veramente? Ma STIAMO SCHERZANDO? 

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ELIMINA DALLA FACCIA DELLA TERRA


Ho ucciso per molto meno. Sappiatelo.
Detto questo, buon lunedì.

Alex V