martedì 7 maggio 2013

Bellezza

Che gli spot della Dove fossero i migliori di sempre lo sapevo.
Ma questo, questo è tutto su un altro piano.
Ogni donna si vede brutta o ha qualcosa di se che vorrebbe cambiare. Lo potrà mascherare, potrà dire "Ma io mi piaccio così", ma la verità è un altra. Quel piccolo sguardo ipercritico ogni mattina allo specchio ci sarà sempre. Il problema può essere il colorito, i capelli, l'altezza, il fisico, una macchia da abbronzatura, un'espressione, tutto. La criticona che è in noi sta lì e con un puntatore laser indica i punti da cambiare, qui, qui ed ancora qui. Una noia.
Il mio personalissimo rito mattutino in bagno è partire dai capelli e cercare somiglianze con personaggi grotteschi. Passo poi al conteggio capelli bianchi (al momento stabile su tre), conteggio rughe (a viso inespressivo e poi sorridendo, mettendo il broncio, aprendo la bocca, ridendo o fingendo di parlare), stato dei peli superflui, caccia ai brufoli. Passo indietro, in modo che nello specchio si veda anche il busto. Allora raddrizzamento di spalle, occhio millimetrato che controlla l'altezza del seno, ispezione della flaccidità delle braccia nelle varie posizioni. Se mi trovo proprio in un momento di forte autocritica salgo sullo sgabello e mi specchio a figura intera (si, ho vietato ad Amando e ad AlexV di mettere specchi a figura intera negli ambienti comuni e non ne ho messo uno in stanza). Esamino girovita, giroculo e pancia. Frontale, profilo e di tre quarti. pancia indentro, pancia in fuori. Spalle dritte e spalle scese.
Di solito non sono mai contenta del tutto di quello che vedo.
Eppure non si nasce così.
Ricordo un momento preciso. Avrò avuto quattro o cinque anni. Uno di quei momenti che ti si fissano, e chissà perché, non c'è nessuna ragione in particolare, ma va così.
Camera da lettodei miei, mattina. Il sole entra dalla porta finestra in raggi obliqui, si allunga nella stanza e sul letto sgranato tra le ombre dell'inferriata bianca e della zanzariera. Mutti sta facendo il cambio di guardaroba, fa avanti e dietro tra il grande armadio bianco ed il letto in ottone. Pile di cappotti sono ammucchiati sul letto, Lucia è quasi in trance ad accarezzare quelli più morbidi. Io mi sono incantata tra le ante aperte dell'armadio. C'è uno specchio per anta. Mi metto di profilo ed ecco che ci sono tante Midori, che si allungano nell'infinito dei due specchi. Poggio le mani sulle freddi superfici ed accenno un mezzo can can, il kilt scozzese aiuta. Gioco a scuotere la testa, a far ondeggiare i riccioli, a vedere questi gesti minuti ripetuti all'ifinito, da tante altre me. Mutti mi arriva alle spalle e mi da un colpetto sulla nuca, Spostati, smettila di fare la vanesia, vai a giocare con tua sorella. Mentre mutti mette i cappotti nell'anta in alto dell'armadio io me ne vado, scocciata perché è stato interrotto il gioco del mio corpo di ballo. Ciondolo fino al bagno, dove monto sullo sgabellino sul-quale-non-si-sale-perché-è-traballante-e-se-cadi-e-ti-fai-male-hai-anche-il-resto. Compaio nello specchio del lavabo. Ma c'è solo uno specchio, siamo solo in due, io e la Midori dello specchio. E allora mi guardo e penso alle mie amichette della scuola materna. Mada ha le lentiggini, Miriam i denti cariati, Anna ha sempre il fiato che le puzza di mortadella, Anna è grassa. Roberta porta gli occhiali perché è strabica. Ma io, Midori Pa, di anni quattro o cinque sono certamente la più bella di loro. Perché ho gli occhi verdi e grandi, i riccioli, tutti i denti e nessuno cariato.Non porto gli occhiali e sono magra magra, ho ben due fidanzatini e non ho le orecchie a sventola come mia sorella. Per non parlare del naso a patata di mia cugina. Si, allo specchio sullo sgabello giungo alla conclusione di essere la più bella tra le bambine di mia conoscenza.

Ne è passato di tempo da quel giorno. Ho tagliato e cresciuto i capelli, qualche volta li ho stirati. Ho messo gli occhiali, sopportato brufoli, apparecchio, monosopracciglio e baffetti. Ho fatto la ceretta, sono ingrassata, dimagrita, ingrassata ancora ed adesso dimagrisco. Ho pianto perché avevo poco seno e perché ne avevo troppo. Ho sognato dita dei piedi più lunghe e mani meno paffute. Ho provato a tingermi i capelli ed ho usato balsami che ne esaltassero il colore naturale. 
Ci sono stati bambini che mi hanno detto che ero bellissima, ragazzini che mi hanno detto che "facevo schifo ai cani" (ovunque tu sia, ragazzino allora dodicenne che mi rifiutasti con queste esatte parole, ti auguro la calvizie precoce), adolescenti brufolosi e non che mi dicevano mazza che tette,ma il culo è meglio quello di tua sorella, tanti, forse troppi che dicevano di perdersi nei miei occhi. Chi mi voleva in carne, a chi facevo schifo perché troppo grassa, amiche che "tanto non ti merita, sei troppo carina per lui" e anche amiche che "no, quello non te lo puoi permettere, scusa, meglio una gonna più lunga". Ho osservato l'inarcarsi delle sopracciglia di mia madre e di mio padre ad ogni mia nuova uscita, ho fatto merende ipercaloriche con Lucia ed ho digiunato per giorni, oppure correvo in bagno a vomitare.

E adesso mi domando, ma ogni volta che mi guardavo allo specchio, era quello che vedevano gli altri?
Ogni volta che mi guardo allo specchio, io cosa vedo? E gli altri?

Non si arriva al sentirsi belle dall'oggi al domani. 
A volte basta solo svegliarsi e sentirsi bene, perché i capelli per una volta non hanno la forma del cuscino.


                                                                 Midori

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