domenica 12 maggio 2013

Mamma

Ti ha detto niente la mamma?

La mia di cose me ne ha dette. Non sempre gentili. Ed anche io gliene ho dette tante. Non sempre gentili. Ma forse questo succede perché siamo troppo simili. E comunque non era di questo tipo di dire che si parlava, se proprio vogliamo dirla tutta.
Se si parla di cose che la mamma ha insegnato, beh, presente, ci sono un paio di cosine alle quali da sola non avrei mai pensato. Cose che quando mi ha insegnato accoglievo con un sopracciglio inarcato, perché "a me tanto non servirà mai".

A sette anni le altre bambine in fondo alle ricerche facevano i disegnini. Li facevo anche io, ma sotto la bibliografia. Bibliografia che "ricorda: chi ha scritto il libro, titolo, editore, città della stampa del libro ed anno". A cosa servisse non lo capivo. Quando l'altro giorno un collega all'università mi ha chiesto come si scrivesse la bibliografia ho sorriso con aria di superiorità e gliel'ho spiegato.

A quindici anni ero convinta mia madre avesse un disturbo ossessivo compulsivo. Conservava e conserva tutti i documenti in faldoni, ogni faldone con un'etichetta che specifica la tipologia di carte conservate all'interno. A casa si sa sempre dove tutto è conservato, dalle pagelle di prima elementare di mia sorella, alle carte della banca. Se mettevo qualche documento fuori posto mia madre smattava.  Quando mi sono trasferita a Roma mia madre mi ha regalato un faldone, il mio primo. A tre anni dal regalo, quando si è trattato di preparare la documentazione per la domanda di laurea, ci ho messo una mezz'oretta. Ed in segreteria la tipa allo sportello mi ha fatto i complimenti, perché era tutto perfettamente in ordine e catalogato.

Quando l'anno scorso ero molto ingrassata, mia madre mi ha regalato una sottoveste. Una donna deve sempre avere una sottoveste, mi ha detto. Fa scivolare meglio i vestiti più aderenti e se dovessi avere un abito troppo trasparente, una sottoveste color crema coprirà il necessario. Odio profondo verso le sottovesti. Uno strato in più? Jamais!
E poi tutti i camicioni in cotone che l'anno scorso erano della mia taglia, adesso mi vanno a vestitino. Ma il cotone non ha una trama fitta, sono leggermente trasparenti. Ma sapete una cosa? Una sottoveste color crema ed ho risolto il problema. Sottoveste che tra l'altro mi da un'aria graziosamente retrò.

Io e la mamma ci conosciamo così bene che ormai io conosco tutte le storie che racconta e quando le racconterà. Se è con le amiche e si parla di faccende domestiche e cucina io so che dirà : "Io so fare poche cose, giusto il necessario, le cose base. E anche le faccende di casa, le ho imparate per bene dopo il matrimonio. Mia madre era convinta che mio marito mi avrebbe rimandato indietro dopo una settimana perché non sapevo fare niente!". E so che lo stesso discorso sarebbe applicabile a me e mia sorella, in una qualche misura. Quando si parla di bambini piccoli o ci sono bambini piccoli: "Le mie fuori casa erano bravissime, ma in casa erano terribili. Sai quando si calmavano? Quando le mettevo nella vasca da bagno. Allora io riempivo il fondo della vasca, le mettevo dentro, accendevo il caldobagno, e col bancoscuola mi mettevo a correggere i compiti. Però poi crescono e ti mancano".
Lei mi conosce così bene che io non mi azzardo neanche a pensare in sua presenza se voglio che non sappia qualcosa. Lei lo sa, e lei previene. Anche per questo motivo ho fatto un unico filone nella mia carriera scolastica. Ed ogni volta che entravo alla seconda ora per saltare l'interrogazione, lei invariabilmente mi chiedeva come fosse andata la mattina a scuola.
Ogni tanto sono giù e lei mi chiama, perché ha sognato che avevo bisogno di lei. Una veggente. Ogni volta che azzecca un pronostico esulta.

La mamma è sempre la mamma. Ogni giorno che passa mi rendo sempre più conto di quanto io sia simile a lei. Non sempre in positivo, però.

Io avrei volentieri fatto a meno di quella sua attitudine calvinista e stacanovista, che ho evidentemente poppato insieme al latte. La stessa che mi porta a fare tutto da me, anche nei lavori di gruppo. Quella che mi farà probabilmente laureare in tempo, vai un po' a vedere. 

La mamma a volte si incanta a guardare un punto lontano, lo sguardo oltre, lontana. E a volte mi ritrovo a fare la stessa cosa, perché è facilissimo andare lontano per due minuti e poi tornare, riposate e con i pensieri riordinati. Per ricominciare.
Siamo entrambe fissate per l'abbronzatura. Al primo sole noi siamo pronte a fare le lucertole, perché tutto è meglio che essere pallide. Solo che lei si abbronza nello spazio di una mezz'oretta ed io ci metto di più. Lei è sempre più nera.

Si dice che se si vuole vedere come diventerà una ragazza, bisogna guardare sua madre.
A me andrebbe bene, direi. 
Se non fosse per l'ultima scoperta. 

Ero allo specchio e l'ho vista. A metà della fronte, sul sopracciglio sinistro. Parte dell'attaccatura dei capelli ed arriva al centro delle sopracciglia. L'ho fissata durante le peggiori ramanzine, ci ho urlato contro durante le peggiori liti, l'ho osservata trepidante quando c'era qualcosa che volevo nascondere.
Ho la stessa ruga di mia madre. L'unica che lei ha adesso a quasi cinquant'anni (a parte un po' di zampe di gallina, ma vabbè).
Certo, la mia è ancora sottile, leggera, ma c'è, anche a viso completamente rilassato. Come la sua.

Porto il viso di mia madre sul mio.

Ma alla fine non è così male. Mi dà carattere.
Il suo, spero.




                                                                                                                        Midori

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