domenica 7 luglio 2013

Storia di un percorso


Era il lontano 2003 (già dieci anni fa, sigh!) e una me molto confusa e molto adolescente si ritrovava ad acquistare in maniera un po' inconsapevole e un po' poser l'ultimo (di allora) album dei Muse, in uno di quei negozi di dischi che ormai non esistono più (almeno, quello non esiste più, là dove c'era adesso c'è un negozio di scarpe per bambini). Era Absolution, con tanto di contenuti live, e Matt che canta Hysteria con un opinabilissimo cappotto/giacca/telo metallizzato. Costava 17 euro o giù di lì (perché era l'edizione speciale con DVD- pure!), 
quando l'ho ascoltato la prima volta mi sono fermata 10 volte su Time is running out che era l'unica che conoscevo, mio padre m'ha detto "stai occupando la tv- e poi cos'è sta robaccia", e io mi sentivo una vera idiota, con le mie all stars gialle, i miei shorts di jeans,la mia polo rossa con scritto Boston University presa dal cinese al mercato, e i miei braccialetti in finta pelle con le borchie in tono con la cintura (sì, anche io rabbrividisco a ricordarmi così, ma tutti abbiamo avuto un periodo buio, e il mio coincide con quando avevo 12 anni, uno spasmodico bisogno di sentirmi accettata dal gruppo e quella brutta malattia chiamata "ho un naso grosso e non ancora le tette" e a mia discolpa posso dire che almeno non avevo le punte dei capelli nere alla Avril Lavigne e neanche lo smalto nero, ché poi mia mamma m'avrebbe chiesto se ero scema davvero o cosa). Mi sentivo un'idiota per aver ceduto alle pressioni della mia amica di allora, che vestiva di nero, di borchie e di pestone agli occhi, di comprarmi anche io un disco. Lei si prendeva quello dei Blink, se non sbaglio, ma io non potevo comprarmi lo stesso, ché poi sarebbe sembrato che non avevo personalità e le copiavo i gusti musicali. Vabbè, mi sentivo comunque un'idiota perché m'ero spesa soldi ad cazzum a comprarmi un cd di una band di cui conoscevo una canzone e basta, e che non mi diceva nemmeno nulla. E oltretutto la mia amica mi disse che a lei i Muse non piacevano, quindi fallì anche l'intento di accettazione. Il fiasco finale fu realizzare che il cantante non era nemmeno così figo da meritare un tale interessamento (oh, avevo 12 anni, c'erano i Blue in piena attività, che cazzo). Già. Si sa, le medie sono un periodo infame. Comunque lei adesso ascolta i Green Day, mette ancora le borchie (che nel frattempo hanno fatto pure in tempo a tornare di moda- SOMMO OVVOVE!),smalto nero e frisè compreso, e lavora in una tavola calda nella periferia di Londra. 
Ma insomma: mi comprai 'sto cd+dvd di 'sti Muse, alla fine qualcosa ci dovevo fare, e non sono il tipo da rivendere le mie cose. Quindi niente, come si dice a Roma, stacce.
Poi è successo che le medie sono finalmente finite, e con esse anche il periodo borchie e punk rock e finto alternativismo a tutti i costi, sono spuntati gli ipod e Time is running out è sempre rimasta tra le più ascoltate, ed è stata anche uno dei primissimi testi che io e la Orange abbiamo provato a tradurre,anche se con scarsi risultati ( "il nostro tempo sta correndo fuori, tu non puoi premerlo sottoterra" "ma underground non è la metropolitana" "occhei, mi sa che stiamo sbagliando qualcosa, ma cosa???"...)...vabbè, adesso basta pubblica gogna e continuiamo con il mio personale percorso musicale. Perché dopo il primo ascolto diffidente e anche un po' scocciato (io in quel cd+dvd cercavo la mia rivelazione, la mia musa che mi avrebbe guidato nell'intricato pantheon delle passioni musicali adolescenziali: com'è che tutti ne avevano una e io no?) i Muse hanno iniziato a piacermi davvero.
Con Black holes and revelations,il Bellamy ha acquistato un sacco di fascino ai miei occhi, e al di là di Starlight, il video di Supermassive Black Hole mi faceva impazzire! 

E così, quella fissa adolescenziale autoimposta è andata avanti fino a trovare il MioUomo, anche lui fan, con le dovute moderazioni, dei Muse, dai tempi di The Resistance (quindi tempi recenti). 
Insieme, si è combinato il fattaccio (diciamo che io l'ho un po' tirato in mezzo, comprando i biglietti sette mesi prima e costringendolo a una levataccia da vera fan storica, con fila e disagi e gente che produce sporcizia come se non ci fosse un domani): in piena sessione estiva, spendere un'intera giornata solo per loro, solo per i Muse.

Ma del resto, come non amare un gruppo che ti mette come cover di copertina un cervello con tanto di midollo allungato bene in evidenza (non posso farci niente, è la prima cosa che noto ogni volta che guardo la figura) e nella scenografia del live si avvale di una decina di enormi neuroni luminosi sparsi sugli spalti?

L'ho già detto che ne valeva la pena? Se non altro, il MioUomo dopo tutto questo racconto ha capito perché per me era davvero così importante vivermi tutte le emozioni da concerto live. Perché no, questa volta l'arrivare con calma alle 7 e prendere comodamente posto a sedere non sarebbe stato abbastanza: io le coreografie, lo show, Matthew che sfila sul palco e suona e si sdraia e distrugge una chitarra e scende e stringe mani e si comporta come un cantante dovrebbe comportarsi, queste cose le dovevo vivere dentro, le dovevo toccare con mano.
Questo ai Muse lo dovevo, e di certo lo dovevo alla ragazzina adolescente che è in me e che riviveva tutto con le stesse all star gialle e gli shorts di 10 anni fa, perché in fondo quei 17 euro del 2003 sono stati spesi davvero bene.
Anzi, dulcis in fundo, con il live di ieri ci fanno pure il dvd. 
Beh, un po' i Muse questo me lo dovevano.
Alex V

PS: chissà dove sarei adesso se al posto dei Muse all'epoca avessi deciso di ascoltare i Metallica? 




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