giovedì 11 aprile 2013

Mente e cuore

5 ragazze in camice bianco trotterellano per i corridoi di un reparto qualsiasi di un ospedale qualsiasi dietro a una sesta in camice verde, di quelli da sala operatoria. Entrano nelle varie stanze, ordinate come anatroccoli dietro mamma papera, e ascoltano e osservano tutto con attenzione, preparandosi a ripetere le varie manovre loro stesse, meticolosamente, una ad una, timidamente impacciate.
"Non abbiate paura, palpate, palpate! Imparate ad tastare le differenze tra normale e patologico! State tranquille:i pazienti non si rompono così"
Ormai hanno quasi finito l'ultimo paziente, ed è quasi sera; quando si toglieranno il camice torneranno con la mente alle sei ore di lezione del mattino,al pomeriggio in reparto, e penseranno che anche oggi non studieranno niente, perché dopo un'intera giornata in ospedale l'ultima cosa che vogliono è riaprire gli appunti e provare a studiare. Ma adesso hanno ancora il camice e il loro fonendo attorno al collo, e sono troppo concentrate a cercare il polso tibiale posteriore del vecchietto per curarsi di quello che faranno dopo, mentre aspettano la corriera per andare a casa.
Alla fine il polso lo trovano tutte, si può ringraziare il paziente per il disturbo.
Quello però non le lascia andare via: tira fuori dal cassetto un foglio per ognuna, e su quel foglio c'è una poesia.
"Questa è dedicata a tutte le donne, dovrebbero darvela i vostri fidanzati, ma non importa: ve la do io. Arrivederci!"

Alla fine, sono tornata a casa, e invece di studiare ho ritagliato il foglio con la poesia, me la sono rimirata,poi l'ho appesa sull'armadio.

Così, quando gli appunti mi guardano con aria accusatoria, posso sempre volgere lo sguardo a delle parole amiche, e riprendere con il solito tran tran.

la poesia che ci è stata regalata dal simpatico paziente-poeta


Alex V

2 commenti:

  1. Alex V ti chiedo la cortesia di fotografare quelle parole amiche e renderci partecipi di quest'avventura fino in fondo.
    Lafata

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